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Per esempio non è vero che mi dilungo spesso su un solo argomento

Tipo, diciamo, le zanzare. Ho bevuto troppo, e troppi miscugli, ieri sera dalle parti di Bassano. Si vedevano le luci a valle, oltre la rete che delimitava il giardino. Le braci erano spente, i bambini a dormire e Massimo si scolava le ultime gocce della grappa migliore degli ospiti, vantandosene. Io, intanto, facevo l'occhiolino alle bavaresi nel tentativo di instaurare un rapporto di codipendenza. Ho una piaga dietro gli incisivi che non mi fa dormire bene. Ascolto di notte il ronzio dei nemici, immobile, con tutta la pelle in allerta, sperando di cogliere il momento in cui si appoggiano su di me. Quando mi sembra di percepire il lieve molleggiamento delle zampe in atterraggio, colpisco. Alle volte sbaglio e mi tiro degli schiaffi che svegliano i vicini. Abbiamo eliminato la zanzariera, perché creava una privazione di ossigeno e tanto sudore da gonfiare bolle nei materassi. L'abbiamo sostituita con un aggeggio giapponese che sventaglia insetticida. Per vendicarsi, esse ci ronzano nelle orecchie, spernacchiando la nostra fiducia nella chimica, e ci pungono sotto le piante dei piedi. Con le tempeste, sbattono gli scuri, saltano i fermi alle finestre. Si spezzano i vasi dei cactus, già stranamente pallidi, cola la terra tra gli infissi. Invece il basilico. Il basilico... Il basilico, non lo so, io, il basilico. L’argomento settimanale tra me e Giovanna è stato "le tette". Non chiedete, è una storia lunga che non è stata risolta se non in parte. Mi dedico alle letture più disparate per non dover affrontare il fatto che sono indietro con lo studio, così indietro che invece di stare fermo indietreggio sempre di più, e indietreggiando dimentico tutto quello che già ho fatto in questi due anni e mezzo: si accumula l'accumulabile finché l'accumulo non diventa ingestibile, indigeribile e opprimente.

Quando meno me l'aspetto, mi aggredisce il letto.

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UNA QUESTIONE DI LESSICO (ovvero: e mo' che faccio? cambio nome?) Dove si scopre che il limite della propria cialtroneria è sempre un po' più in là rispetto a dove lo si sospetti. (tratto da questi commenti al blog di giuliomozzi ) (...) Brèkane. Chissà dove ha preso quel nome da cattivo di cartone animato giapponese tipo Goldrake. Posted by Raspberry at 21.07.04 01:41 Ehm, be', il nome... il cattivo di un cartone animato giapponese ancora non me l'aveva detto nessuno... comunque, brekane (o meglio "breccane") è la parola veneta per ortiche. In sè non vuol dire nulla, ma qui "andare a breccane" significa - oltre che "andare così lontano che ci sono solo le ortiche", cioè (con un'altra perfetta locuzione locale) "andare in tanta mona" - anche "divagare, uscire dal discorso". Posted by brekane at 21.07.04 08:52 Ma le brecane non sono le eriche selvatiche? Posted by Mro at 21.07.04 18:36 o
Novembre 1936 – paul éluard (traduzione: Franco Fortini) Guardateli al lavoro i costruttori di macerie sono ricchi pazienti neri ordinati idioti ma fanno quel che possono per esser soli al mondo stanno agli orli dell’uomo e lo colmano di sterco piegano fino a terra palazzi senza capo. A tutto ci si abitua ma a questi uccelli di piombo no ma non al loro odio per tutto quel che luccica non a lasciarli passare. Parlate del cielo e il cielo si vuota poco ci importa l’autunno i nostri padroni hanno pestato i piedi noi l’abbiamo dimenticato l’autunno dimenticheremo i padroni. Città secca oceano d’una goccia scampata di un unico diamante coltivato alla luce Madrid città fraterna a chi ha patito lo spaventoso bene che nega essere esempio a chi ha patito l’angoscia indispensabile perché splenda quel bene. E alla sua verità salga la bocca raro alito sorriso come rotta catena e l’uomo liberato dal suo passato assurdo levi innanzi ai fratelli un volto eguale