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La mummia di Raymond Carver che tengo in garage, avvolta in un lenzuolo, ieri notte ha lacrimato sangue. Càpita, alle volte. Credo lo faccia in concomitanza con altri eventi del genere. Forse per invidia. Non aprirò un santuario finchè la Comunità Europea non deciderà di finanziarmi adeguatamente.

Il cero votivo a forma di testa di Lenin che sta accanto alla lampada in camera mia, invece, sta accumulando una dose interessante di polvere. Ancora un po’ e sulla testa gli si sarà formato un toupet perfetto e grigio – un diabolico tupè.

I martellamenti che dalle otto e mezza fino alle sette di sera continuano imperterriti, non aiutano il mio rush finale verso una laurea che mi ha debilitato. Adesso ve lo posso dire: stanno costruendo, nell’appartamento di sopra, il tratto di ferrovia su cui passerà il treno per Yuma.

- Elephant è un bel film.
- Ma chi ti ha detto niente? Io volevo sapere la ricetta per…
- A me, per esempio, è piaciuto molto.
- Non ne dubito, ma senti: come si cucina il risotto di ort—
- Mi chiedi perché? Be’ intanto, ci sono delle scene prese pari pari da Shining.
- Shining non l’ho visto. Neppure Elephant, se è per questo…
- Così sembra intendere che gli Stati Uniti sono infestati come l’Overlook Hotel…
- Ma ti senti quando parli? Stai dicendo un sacco di cazz..
- Ma la vera figata è come VanSant gioca con le categorie della narrazione.
- Senti, non me ne frega niente. Voglio solo sapere quanto devo cuocere il b…
- Se ci fai conto, VanSant crea delle attese riguardo i personaggi: usa dei clichè di racconto che poi disattende, tradisce. Hai presente il nero che c’è alla fine? Sembra che con la sua calma debba salvare la situazione, ma lo sembra perché siamo abituati a percepire un personaggio del genere, in quel contesto, come uno che ha in mano la situazione. E invece…
- Ancora stai parlando? Ero andato a prendere un po’ d’acqua.
- E non è l’unico esempio: la ragazza brutta, i due innamorati… Il romanzesco entra in scena continuamente, ma è spiazzato. Le categorie del romanzesco non sono in grado, per VanSant, di raccontare questa storia in modo da raggiungere la verità. Capisci? Elephant, tra le altre cose, racconta il fallimento della narrazione codificata.
- …
- Che c’è?
- Ti rendi conto che questo è un modo bieco e paraculo di fare una recensione? Facendo finta di non prendersi sul serio?
- Sì.
- Almeno te ne rendi conto. Senti: il risotto di ortiche, quante ortiche servono?

p.s. Per Tess Gallagher. Se vuoi indietro la salma di Ray, spedisci il manoscritto autografato di Cattedrale all’indirizzo che sai. Il manoscritto e un paio di scarpe usate. Usate da lui, intendo. Non imbrogliare: conosco il suo odore. Nel frattempo non gli accadrà nulla. La piccola concavità sulla fronte, nonostante quel che ne dici, era già lì prima che, per sbaglio, gli facessi sbattere la testa contro lo spigolo del cancello.

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UNA QUESTIONE DI LESSICO (ovvero: e mo' che faccio? cambio nome?) Dove si scopre che il limite della propria cialtroneria è sempre un po' più in là rispetto a dove lo si sospetti. (tratto da questi commenti al blog di giuliomozzi ) (...) Brèkane. Chissà dove ha preso quel nome da cattivo di cartone animato giapponese tipo Goldrake. Posted by Raspberry at 21.07.04 01:41 Ehm, be', il nome... il cattivo di un cartone animato giapponese ancora non me l'aveva detto nessuno... comunque, brekane (o meglio "breccane") è la parola veneta per ortiche. In sè non vuol dire nulla, ma qui "andare a breccane" significa - oltre che "andare così lontano che ci sono solo le ortiche", cioè (con un'altra perfetta locuzione locale) "andare in tanta mona" - anche "divagare, uscire dal discorso". Posted by brekane at 21.07.04 08:52 Ma le brecane non sono le eriche selvatiche? Posted by Mro at 21.07.04 18:36 o
Novembre 1936 – paul éluard (traduzione: Franco Fortini) Guardateli al lavoro i costruttori di macerie sono ricchi pazienti neri ordinati idioti ma fanno quel che possono per esser soli al mondo stanno agli orli dell’uomo e lo colmano di sterco piegano fino a terra palazzi senza capo. A tutto ci si abitua ma a questi uccelli di piombo no ma non al loro odio per tutto quel che luccica non a lasciarli passare. Parlate del cielo e il cielo si vuota poco ci importa l’autunno i nostri padroni hanno pestato i piedi noi l’abbiamo dimenticato l’autunno dimenticheremo i padroni. Città secca oceano d’una goccia scampata di un unico diamante coltivato alla luce Madrid città fraterna a chi ha patito lo spaventoso bene che nega essere esempio a chi ha patito l’angoscia indispensabile perché splenda quel bene. E alla sua verità salga la bocca raro alito sorriso come rotta catena e l’uomo liberato dal suo passato assurdo levi innanzi ai fratelli un volto eguale