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8 minuti
ci vogliono ai miei genitori
per ambientarsi
e scassare i maroni.
8 minuti
dopo un viaggio di 12 ore,
invece di dormire,
mia madre mette a posto i dischi
(anche scocciata)
poi apre il frigo
e con un certo scandalo
- che fai, bevi gin?
- è venuta un po' di gente, dico
- almeno con la tonica, risponde
- no, con la lemonsoda
- che schifo. il gin si beve solo con la tonica. gin-tonic.
- o anche gin-lemon
- cosa?
- gin e lemonsoda.
- no, il gin solo con la tonica.
pensa te se devo mettermi a discutere
sui miei gusti alcolici e dei miei amici
con mia madre
- c'è anche della vodka alla peska, dico
per poco non se ne scappa
urlando inorridita.
fortuna che ho finito ieri il martini
se no chissà che tragedia:
l'ultimo stadio dell'alcolismo.

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UNA QUESTIONE DI LESSICO (ovvero: e mo' che faccio? cambio nome?) Dove si scopre che il limite della propria cialtroneria è sempre un po' più in là rispetto a dove lo si sospetti. (tratto da questi commenti al blog di giuliomozzi ) (...) Brèkane. Chissà dove ha preso quel nome da cattivo di cartone animato giapponese tipo Goldrake. Posted by Raspberry at 21.07.04 01:41 Ehm, be', il nome... il cattivo di un cartone animato giapponese ancora non me l'aveva detto nessuno... comunque, brekane (o meglio "breccane") è la parola veneta per ortiche. In sè non vuol dire nulla, ma qui "andare a breccane" significa - oltre che "andare così lontano che ci sono solo le ortiche", cioè (con un'altra perfetta locuzione locale) "andare in tanta mona" - anche "divagare, uscire dal discorso". Posted by brekane at 21.07.04 08:52 Ma le brecane non sono le eriche selvatiche? Posted by Mro at 21.07.04 18:36 o
Novembre 1936 – paul éluard (traduzione: Franco Fortini) Guardateli al lavoro i costruttori di macerie sono ricchi pazienti neri ordinati idioti ma fanno quel che possono per esser soli al mondo stanno agli orli dell’uomo e lo colmano di sterco piegano fino a terra palazzi senza capo. A tutto ci si abitua ma a questi uccelli di piombo no ma non al loro odio per tutto quel che luccica non a lasciarli passare. Parlate del cielo e il cielo si vuota poco ci importa l’autunno i nostri padroni hanno pestato i piedi noi l’abbiamo dimenticato l’autunno dimenticheremo i padroni. Città secca oceano d’una goccia scampata di un unico diamante coltivato alla luce Madrid città fraterna a chi ha patito lo spaventoso bene che nega essere esempio a chi ha patito l’angoscia indispensabile perché splenda quel bene. E alla sua verità salga la bocca raro alito sorriso come rotta catena e l’uomo liberato dal suo passato assurdo levi innanzi ai fratelli un volto eguale