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Visualizzazione dei post da 2007
Adesso il rubinetto è chiuso perché c’è una perdita nello scarico. Per lavarci i denti usiamo la vasca da bagno, oppure la cucina. Raramente il bidé. Dice mio padre: gli affittacamere di Padova. Ma forse è una questione più generale. Qualche giorno fa si è marcito un tubo nel muro. L’idraulico armato di scalpello ha scavato un buco per sostituirlo (c'ha lasciato quello vecchio per ricordo). Fortuna che si vede poco, ha detto il padrone alla fine, osservando la chiazza di malta tra le piastrelle. Siamo qui da poco più di un anno, questo è l’elenco dell’erosione (a futura memoria). La lavatrice si è rotta due volte, la prima a causa di una guarnizione messa male: la cucina si è allagata, bolle di sapone ovunque. L'intonaco si sgretola in più stanze, di notte ci cade in testa: Giovanna, nel sonno, chiede cosa è stato, poi dimentica. Le finestre sul terrazzo si chiudono male, perché a suo tempo sono state imbiancate anche le maniglie. Entrano gli spifferi, fanno corrente, giocano a
La finestrella del bagno mi arriva al collo. Verso le cinque di pomeriggio, di solito, ci appoggio le braccia incrociate, il mento sulle braccia e aggrappo lo sguardo al ramo spezzato del tiglio di fronte (non è un tiglio), all’ascensore in vetro della clinica privata, alla terrazza dei vicini, all’azzurro uniforme che sembra così leggero. «Questa deriva casalinga del blog» dice, «questo richiuderti nella relazione» soggiunge, «non mi piace per nulla». «E poi scrivi poco. Non scrivi mai» dice l’altro. «Preferivo», fa un terzo, «preferivo quand’eri paranoico». A notte, quando Giovanna si addormenta, cammino sul letto, in piedi, a larghi passi per non pestarla. La luce bassa della lampada dal design fantascientifico - anche se di una fantascienza tutta anni settanta - proietta un'ombra tenue sulla parete. Strizzo gli occhi in cerca di zanzare nascoste, in mano la racchetta fulminate che m'ha regalato mio fratello. Un passo sul copriletto, appoggio le dita dei pi
- Giò! - Eh - Giò! E' successa una cosa tremenda. - Cosa. - Una cosa tremenda... - Cioé? - Si sono ristrette tutte le cinture! - ... - ... - ... - ... non è che le hai messe in lavatrice, vero? - ...
Il Grande Sudoku è sceso su di me. Sono intrappolato in una griglia nove per nove, circondato da numeri che non si devono ripetere. La protesta delle piante per la nostra assenza di luglio si è protratta tutto agosto ed è terminata nell'autocombustione. La terrazza sembra un giardino preistorico, con tanto di triceratopi sotto l'ombrellone piegato. Si salva solo la nuova agave che di notte figlia con un pop. Sono affascinato dai colluttorii, dal loro perfetto verde ghiacciolo, dal rumore che fanno passando tra i denti, dal sapore di menta che persiste, dalla patina verdastra che lasciano sulla ceramica del lavandino. Se piove, piove dentro: dopo un anno di insediamento questo lo sapevamo. La novità è che adesso la pioggia zampilla attraverso le crepe alle finestre. Forse sono i giorni, ma mi sento a disagio a scrivere anche solo due parole una accanto all'altra. Le scadenze, oh, le scadenze si accumulano, questo è il loro dovere; ma le mie si sormontano, morsicano, attaccan
- Secondo te si può fare lo spriz con l'aceto? Il colore è lo stesso... - ... - ... - Non pretenderai mica che ti risponda.
- Vuoi una fetta di anguria? - Vorrei una cotoletta... - Vuoi che t'impani una fetta di anguria? - ... - ... - Ogni tanto vorrei un moroso che non dice solo stronzate...
Stasera che mangio, minestrone? mi chiedo qui davanti al computer, da solo, con quindici tab firefox aperti, quattro programmi attivi, mentre tento di bruciare il processore. Il vento sommuove la porta. Durante la notte mi sveglierò al suono dell'albero agitato. Passerò qualche minuto alla finestra, con lo sguardo nel sonno, a vederlo oscillare sconvolto. In cucina cadrà qualcosa che non saprò mai. Dai fagioli salterini del messico nasceranno due falene dall'aria invadente. Si vedranno le montagne, domani. E le cicale furiose... Al Convegno Annuale dei Letterati si Gozzoviglia fino alle Tre del Mattino, quando anche l'ultimo locale chiude. In cinque o sei dondoliamo per le strade vuote, verso gli alloggi. Poi qualcuno dice qualcosa. Ci giriamo. Tra di noi è apparso un ragazzo in mutande. «Klakw dwrxe?» dice. Ci grattiamo la testa. Cerchiamo di metterlo a fuoco ciondolando avanti e indietro, mentre un vento fresco arriva dall'Austria e alcuni cespugli d'erba secc
Per esempio non è vero che mi dilungo spesso su un solo argomento Tipo, diciamo, le zanzare. Ho bevuto troppo, e troppi miscugli, ieri sera dalle parti di Bassano. Si vedevano le luci a valle, oltre la rete che delimitava il giardino. Le braci erano spente, i bambini a dormire e Massimo si scolava le ultime gocce della grappa migliore degli ospiti, vantandosene. Io, intanto, facevo l'occhiolino alle bavaresi nel tentativo di instaurare un rapporto di codipendenza. Ho una piaga dietro gli incisivi che non mi fa dormire bene. Ascolto di notte il ronzio dei nemici, immobile, con tutta la pelle in allerta, sperando di cogliere il momento in cui si appoggiano su di me. Quando mi sembra di percepire il lieve molleggiamento delle zampe in atterraggio, colpisco. Alle volte sbaglio e mi tiro degli schiaffi che svegliano i vicini. Abbiamo eliminato la zanzariera, perché creava una privazione di ossigeno e tanto sudore da gonfiare bolle nei materassi. L'abbiamo sostituita con un aggeg
La Maledizione dello Lavandino Intasato Sinossi Una giovane coppia affitta una casa per andarci a convivere, ma lo scarico del lavandino è intasato. «Non ti preoccupare», dice lui, che si chiama A., «Ci basta uno stura lavandini». Qualche giorno dopo il lavandino funziona perfettamente, ma la vasca da bagno perde acqua. Dopo qualche settimana torna l'intasamento. «Sei stata tu?», chiede A. «Sei stato tu?», chiede lei, che si chiama G. Dallo scarico si sentono delle voci che parlano del traffico mondiale di case in affitto. Arriva Mr. Muscolo, che nel giro di qualche minuto libera il flusso d’acqua grazie a qualche elemento chimico in grado di sterminare intere specie animali (opossum). In compenso il bidet inizia a gocciare a ore impreviste. A. e G., che sono preoccupati per i problemi idrici del pianeta e per la sua imminente desertificazione, applicano un riduttore di flusso e chiudono il rubinetto del lavandino mentre si lavano i denti. A quel punto però il rubinetto della
Certe volte ci malmeniamo. Al lato destro del salotto, io arroto i denti (terrore +2), stringo i gomiti alla vita (difesa +6), mi preparo a sventagliare le mani (attacco +4). All’angolo opposto, dietro il tavolo tondo, con i capelli a medusa (terrore +2), Giovanna si avvicina sgranchendo le dita per pizzicarmi (attacco +1), intanto gira gli occhi spiritati su ogni oggetto valutandone l'attrito in caso di lancio (terrore +infinito). Se siamo arrivati a questo punto, cioè a girare attorno al tavolo a passi laterali, con in sottofondo una musica fischiettata da ignoti e fuori una tempesta così tempestosa che sembrano essere scomparse le pareti, significa che i libri sono già sparpagliati a terra, mezzi strappati, e potrebbe essere che qualcuno abbia anche lanciato mezza cipolla contro la parete e che questa si sia rintanata dietro la gamba di una sedia per qualche giorno, in attesa di soffritti a fuoco più lento. Giovanna flette le gambe e mi è subito addosso. Le blocco i pols
La zanzariera a baldacchino in poliestere mi salverà l'anima e la carne. E soprattutto salverà chi passa di qui dal leggersi per tutta l'estate sproloqui contro gli insetti. Sul terrazzo, l'altra domenica, mentre la pentola a pressione piena di sangria si svuotava per la siccità; mentre Alberto si lamentava che l'americano cocktail di mia produzione gli risultava solo poco più alcolico di un succo di frutta; e mentre le pance degli invitati si organizzavano in assemblea contro l'assoluta mancanza di cibarie, Paolo ci informò - in mezzo a un discorso su tutt'altro - che di recente aveva scoperto l'esistenza, nei negozi vicino a casa, di vibratori in argento. - Vibratori! Vado ogni settimana al supermercato a vedere quanti ne vendono... - In argento? Sapete che l'avvelenamento da argento rende la pelle blu? - Questo spiegherebbe molte cose sui puffi. ************************** Avete presente quella puntata dei Simpson in cui Marge si la
Mi ricordavo più comodo il divano. Le luci sono accese. Fisso un libro marrone sulla libreria ancora da montare. Non è mio, penso, che ci fa quel libro non mio nella mia libreria. Metto a fuoco, si sfibra tutto. Dondolano le molle dei cuscini. Per stare comodo piego le ginocchia, mi giro ogni due minuti, mi intorpidisco, mi rigiro. Stendo le gambe, ma il bracciolo spezza la circolazione. Il salotto è infestato dagli insetti. La ceramica nel lavello si sfrega, scricchiola. La mia nuova mascotte si chiama Spazzy, uno scopettone di plastica alto un centimetro e mezzo, la faccia incazzata, braccia e gambe rosa. In testa un afro marrone, inequivocabile. With a sky blue sky/ This rotten time/ Wouldn’t seem so bad to me now/ Oh, I didn’t die/ I should be satisfied/ I survived/ That's good enough for now . I sogni del porto sono rossi e prudono. Quando chiudo gli occhi, mi appaiono tutti i programmatori di flash che insulto giornalmente. Hanno la forma dei barbapapà, ma ispidi. Dindilla
Dormo male, faccio fatica ad addormentarmi. In terrazzo ieri abbiamo trovato un’enorme milza caduta da chissà dove. Volevamo cucinarla con le acciughe e la salvia, ma ha cominciato a pulsare, a contorcesi chiedendo pietà. Abbiamo lasciato perdere, anche perché, a dirla tutta, a me le acciughe non piacciono. Lo so. Lo so. Lo so. Sembro ossessionato. Le zanzare. Dio buono, le zanzare. Giovanna appoggia la testa sul cuscino, batte tre volte i denti e via, addormentata. Io sudo in faccia. Mi sento appiccicaticcio. Appena mi distendo, mi prende tutto uno scaldone che... Non c’è nulla da fare. Mi accendo di rosso. Irradio. Se mi agito troppo alla ricerca di una posizione sveglio Giovanna. Allora mi immobilizzo, faccio pensieri da sasso e sudo in faccia. In quei momenti spero nell’effetto carta moschicida, le zanzare che si appoggiano sulle guance e restano invischiate. Invece ronzano. Zanzareggiano. Superbe. Signorili. Come dei gran gagà. Ampie volute attorno all’orecchio. Lenti ronzii in lo
The science of sleep - 1 Così ci troviamo fianco a fianco, da soli, io e questo tizio con le scarpe eleganti. Marroni, lucide: sapete il genere. Avrà il cinquantadue, a occhio. Io non ho la cravatta. Fa troppo caldo, anche se il sole è a mezzo cielo e una brezza (la brezza delle prime ore serali) si infila nelle maniche della giacca. Il tizio si chiama Mavis, è un rappresentante farmaceutico, specializzato in Cialis. La sua camicia sembra ritagliata direttamente da un quadro op-art. «Sai andarci?», mi chiede. Indica l’altalena. «Certo...» rispondo, con una mano sul collo, «più o meno...». «Non fare il modesto», ghigna, «Devi essere bravo, coi polpacci che ti ritrovi...». Mavis si siede a destra, io a sinistra. L’altalena è di acciaio, rossa, alta tre metri circa. Davanti a noi la linea dell’orizzonte è piattissima, come se fossimo al centro di un’enorme pianura. Non c’è niente a ostacolare lo sguardo, se non ai margini qualche albero, qualche cespuglio. Che Mavis sia pericoloso, si ved
Il vento ha spezzato i bracci all’ombrellone, i soliti conti da regolare, immagino. Adesso il riverbero del terrazzo è insopportabile, almeno fino alle sei di sera. Non è bastata la colla millechiodi - neppure per la madia in salotto, la cui anta mi è rimasta in mano il mese scorso - se non ad appiccicarmi il gomito sul pavimento. Pezzi di cute sono ancora là, in sacrificio al dio del bricolage perché abbia pietà di me. Io e Giovanna facciamo a gara su chi usa meno carta igienica. Mentre beviamo orzata tagliata vodka, seduti sulle sdraio, le chiedo se non vuole per caso un rotolo di vantaggio. Mi guarda come si guardano gli sbruffoni. Nel frattempo la salvia della vicina è veramente più verde della nostra: di notte, se non dormo per il ronzare degli insetti (e spesso non dormo per il ronzare degli insetti) progetto di lanciare giù il vaso simulandone il suicidio. Ho già in mente la lettera d’addio, conterrebbe le espressioni declorofillizzazione , solitudine alle radici e il congedo
- Aspetta, fammi riempire la moka di acqua. - No, non si fa il caffè con l’acqua calda. - Cosa? - Ci devi mettere quella fredda, non si fa il caffè con l’acqua calda. - Ma che dici? - Neppure la pasta si fa con l’acqua calda. - Ma poi la scaldo lo stesso, no? - Sì, ma devi partire dall’acqua fredda. - Ma valà... - Vedi? Non hai rispetto per quello che dico. - Non è vero. È che non capisco cosa cambia se poi l’acqua la scaldo lo stesso... - Cambia, te lo assicuro. Me l'ha detto un idraulico. - Un idraulico. - Sì, un idraulico. Hai qualcosa contro gli idraulici? - No, è che non capisco che cosa cambia se... - Ti dico che cambia. E se non ti fidi chiedilo a internet.
Da quando la tracolla si è strappata, giro con le borse di tela di Giovanna. Quella che preferisco proviene da una libreria di Mestre che non ho mai visto, ma di cui fantastico da tempo, attraverso i racconti di chi c’è stato. È una borsa bianca, con un logo circolare grigio e spiegazzato, sotto cui c’è scritto Sancho Panza, libreria d’essai. Con questa borsa, entro da Gigi e Nanda, qui vicino, a prendere il pane. Se non lo vedessi dietro il banco tutti i giorni - se lo incontrassi cioè per strada e dovessi indovinarne il mestiere per gioco - di Gigi direi che è un barbiere, piuttosto che un fornaio: calvo, baffetti sottili e neri, occhi appuntiti, le mani in tasca. Forbici, vorrei urlargli, non pagnotte. Rasoi, non zoccoletti! Spesso lo vedo attraversare la strada e nascondersi tra i portici per fumare di nascosto. In quei momenti sbircia con nervosismo l’entrata del negozio, sperando che nessuno entri prima di aver superato la metà della sigaretta. Nanda è bionda, uno sguardo sottile
Ai funerali c'è sempre qualcuno che, guardando la bara, ti chiede: "E invece tu come stai?"
Temo il postino più degli insetti emofagi che mi tengono in allerta la notte. Non ho fatto amicizia neppure coi gatti del vicinato. Ci soffiamo addosso ciondolando per strada, neanche fossimo avversari nella catena alimentare. La cameriera ha la palpebra mezza abbassata; proviene dritta da una balera della bassa. Ridotta a forme semplici sarebbe un cono molle; si muove con la fluidità delle meduse - anche se oscilla poco aggraziata tra i tavoli quando pensa di non essere vista. All’avvicinarsi dell’orario di chiusura insiste al nostro tavolo, punta la coppa al mascarpone che Alberto deve ancora assaggiare. La guarda così tanto che la coppa lampeggia, si illumina della luce delle reliquie sacre. Non riesce a distrarci: noi siamo alla ricerca del soffritto perfetto, in mezzo agli scarafaggi nascosti in cucina, ai millepiedi che sforbiciano sulle pareti e ai creditori che rodono e rodono gli angoli delle case. Si è rotta di nuovo la lavatrice, oppure è il solito capriccio degli e
Di notte sibila lo scaldabagno. Se c'è vento, sentiamo il tinnire delle antenne che risuona dalla cappa sui fornelli. Giovanna, mentre si addormenta, batte i denti tre volte, e ogni tanto parla nel sonno: mi chiede se ho bisogno di ripetizioni di pollo o se mi ha mai presentato ai suoi cinque miliardi di fermenti lattici. Hanno i nomi che finiscono tutti in -ione: Marchione Albertione, Lorenzione... Quando è sveglia, invece, dice che siamo frenetici. Da settembre il tempo sembra essersi contratto di colpo, stringe ai fianchi, mozza il respiro. Per quanto mi riguarda ho il sospetto che sia tutta una questione di attrito: le cose scivolano troppo, o troppo poco, con la conseguenza di ritrovarsi sempre più o meno nello stesso punto, al cuore di un'onda concentrica che si allontana via via. Sarà che non sono organizzato, penso, e mi distraggo ad ascoltare il lamento sconcio dei gatti.
È novembre! Tornano le rondini, l'erica morta in balcone si incendia sempre più (acquatta i tentacoli come un anemone di mare); la lavatrice Setra progetta la conquista idrica del palazzo e l’inchiostro ha lasciato una bava misteriosa sul muro - l’altro giorno che pioveva dentro. Ho insegnato a Giovanna a innervosirsi per le zanzare: quando le sente è sicura che non la lascerò dormire. Se si innervosisce, i capelli le si arricciano verso il viso, gli occhi si fanno a punta come quelli di una volpe. Se facessi un elenco, potrei forse dare il tono della nostra convivenza, ma dubito che riuscirei ad essere esaustivo. L’intonaco si sgretola, i quadri non si attaccano da soli e noi non sappiamo usare il trapano per fissare le librerie al muro - benché Giovanna, aizzata dai Fagioli Salterini del Messico, abbia ormai familiarità con la levigatrice orbitale: si danno del tu, vanno a bere spriz assieme, commentano il culo degli uomini che passano. Si sarà notato che ho delle quest