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Visualizzazione dei post da febbraio, 2004
Il naso arriva nella stanza dieci secondi prima di me. Sgocciola. Di profilo, è l’unica parte che sbuca, adunca, dalla mantella blu. I pantaloni pesanti d’acqua, l’unico guanto gonfio di pioggia, una palude dentro le scarpe. – Dovevi metterti i guanti da cucina, per uscire – dice T., asciutto – E gli stivali di gomma – dice P. Loro sono arrivati in macchina. Mi tolgo il cappuccio e l’acqua gelida mi cola nel collo. Ho gli occhiali ricoperti di gocce per fuori, appannati per dentro, come se, pedalando, del vapore avesse continuato a uscire dagli occhi: l’effetto visivo è una continua rifrazione di luci da tutti i lati in una nebbia personale – Sembri un fantasma – dice T. – No, sembri Igor (Aigor), quello di Frankenstain Jr. – dice P. Ridono. Io, invece, sgocciolo. -Cos’hai, Ale? – chiede mio padre a cena Nell’altra stanza, in salotto, sentiamo mia madre camminare con Emiliano in braccio. Canta, gli parla, lo dondola. - Tua madre è andata via di testa – dice mio padre a mia sor
Continua a piovere, e poi il vento. Ieri la neve non ha attecchito, ma la bufera ha piegato gli ombrelli di tutta Padova; a girare per il centro, oggi, si vedono cestini pieni di scheletri contorti di ombrelli abbandonati. Ho il sonno cronico, la socialità intontita. Sarà il tempo: mi sento stanco, affaricato, le gambe pesanti. E’ tutto qua. Ma il segnale di una ripresa è questo: ricomincio, dopo mesi, a ricordarmi i sogni. Questo è il sogno di ieri. Sembra una barzelletta, ma non è. Forse un incubo. Casini, dal suo scranno di presidente della camera, parla all’opposizione. Dice, con voce ferma, quasi urlando nel microfono: “Volete il dossier Mitrokhin? Volete il dossier Ustica? Eccolo qui, il dossier!” Si alza e mostra il culo a tutti, con gli applausi della maggioranza. Nel sogno vedo distintamente le righe biance del suo gessato scuro. Non un bello spettacolo.
Conversazione frequente X : Allora che farai, adesso che hai finito? Ale : Be', cercherò un lavoro, mi sa... Reazione comune Fase 1: emissione di liquido da bocca e naso per la sorpresa Fase 2: - TU?! Fase 3: risate Fase 4: risate più forti Fase 5: - Un lavoro? Tu? Fase 6: ancora più risate Fase 7: mani sulla pancia Fase 8: tosse Fase 9: - Mi manca il fiato Fase 10: respiri profondi Fase 11: risate (reprise - dopo avermi osservato in faccia) Fase 12: - Oddìo, le lacrime... Fase 12 bis: lacrime, appunto Fase 13:- Un lavoro... bella questa... Fase 14: - No, sul serio cosa... Fase 14: risate remix (con coinvolgimento dei passanti)
Paragrafi in ordine casuale Il mio esaurimento nervoso ha la copertina di cartoncino rosso, intestazione in nero, arial 12, nessuna dedica, nessun ringraziamento. Se dovessi ringraziare tutti - e tutti dovrebbero essere ringraziati per aver sopportato me e tutte le mie assenze - verrebbe un’appendice più lunga della tesi, più lunga di Musil, più lunga di Prust. Più dell’enciclopedia britannica, perfino. ‘Inculàtevi’ era il mio pensiero fisso sabato sera, nel girare – bici alla mano – tra la folla delle piazze. In uno slalom tra gruppetti alcolizzati e bottiglie di birra in terra, ‘iculàtevi’ dicevo a voce alta, senza essere ascoltato. Più di tutti, le coppie. Io sabato alle coppie non so cosa avrei fatto. ‘Voi stasera cosa fate?’ una coppia all’altra. ‘Noi stasera proviamo la nuova tuta in poliuretano che si è comprato Gianni’ ‘Avete anche il gatto a nove code?’ I due si guardano languidi: ‘Roba vecchia, ormai.’ dice lui ‘Siamo passati al crick dell’automobile’ Lei ha un br
1 T: E l’influenza dei polli? P: Bella cosa, quella. E’ che le industrie non vanno alla stessa velocità della società. Pensa che un mio amico, nello Yucatan, gli hanno dato da mangiare un pollo che sapeva di pesce. Capisci? Un pollo che sapeva di pesce! Perché ai polli danno da mangiare le frattaglie del pesce. Un pollo che sa di pesce, ti rendi conto? T: E’ successo anche a me. P: Sei stato nello Yucatan? T: No. Mia nonna cucina tutto con lo stesso olio 2 Biblioteca. La cicciona è a dieci metri da me. La vedo attraverso il vano della porta. Avanza. La sua velocità è uguale alla mia. La mia velocità è piuttosto elevata. Mi guarda. Digrigna i denti. Penso: Ci passo prima io attraverso la porta, cicciona. Procedo. Anche la cicciona procede. Penso: Se non mi fermo ci scontriamo. Esito per un secondo a due metri dalla porta. Contemporaneamente, nell’altra stanza, a due metri dalla porta, esita la cicciona. Penso: ha esitato, vuole farmi passare. Accelero. Contemporaneamente: l
Mentre sono incarognito e ingrigito, curvo sul computer - così curvo che quasi batto sui tasti con le spalle e col mento - e digrigno i denti e maledico me stesso, la mia tesi, montale, quasimodo, la poesia italiana del novecento - ma anche quella dell’ottocento e degli anni a venire – e l’intertestualità e la tecnologia e word e la bibliografia e le conclusioni, e i miei nonni, i miei bisnonni, i miei avi fino all'ottava generazione, i miei parenti australiani, i cugini di quarto grado, tutti i miei sei gradi di separazione; mentre complotto disastri navali, incidenti diplomatici, meschinità parlamentari, esplosioni di pus, crateri nei centri cittadini, gas velenosi negli open-space della microsoft, occhiali rotti a Bill Gates, profanazioni di tombe di alcuni poeti italiani, alieni nei fast food, formiche giganti, camion dell’immondizia assassini, pupazzi vendicativi armati di tomi del GDLI (Grande Dizionario della Lingua Italiana); mentre progetto lo sterminio del mondo accademic
Come ogni mattina fallisco il tentativo di investire un leninista appiccicoso. Sull’altro argine ci sono coperte stinte e scatole non del tutto abitabili. Un uomo su una bicicletta a pale naviga controcorrente, verso di me. La bicicletta ha una base rettangolare di galleggianti e pale posteriori, azionate dai pedali, come quelle dei battelli sul Mississipi. - [guardandomi negli occhi] Ma sai che stava per mandarmi via? - Cosa ti ha chiesto? [girando il cucchianino nel caffè] - Mi ha chiesto dov’è la statua di Garibaldi - [con sicurezza] In piazza Garibaldi. - L’ho detto anch’io. E lui [con le mani sui fianchi e la voce da uomo]: “Signorina! Lei abita a Padova da quanto?! E non sa dov’è la statua di Garibaldi?!” - [col cucchiaino sollevato] Non è in piazza Garibaldi? - Mi voleva mandare via. - Ma che domanda è? - [dopo un sorso di cappuccino] Voleva sapere dove si incontrano i moldavi… - All’uscita del parco. - [alzando il tono della voce] Esatto. [abbassando il tono del