Continua a piovere, e poi il vento.
Ieri la neve non ha attecchito, ma la bufera ha piegato gli ombrelli di tutta Padova; a girare per il centro, oggi, si vedono cestini pieni di scheletri contorti di ombrelli abbandonati.
Ho il sonno cronico, la socialità intontita.
Sarà il tempo: mi sento stanco, affaricato, le gambe pesanti.
E’ tutto qua.
Ma il segnale di una ripresa è questo:
ricomincio, dopo mesi, a ricordarmi i sogni.
Questo è il sogno di ieri.
Sembra una barzelletta, ma non è. Forse un incubo.
Casini, dal suo scranno di presidente della camera, parla all’opposizione. Dice, con voce ferma, quasi urlando nel microfono: “Volete il dossier Mitrokhin? Volete il dossier Ustica? Eccolo qui, il dossier!”
Si alza e mostra il culo a tutti, con gli applausi della maggioranza.
Nel sogno vedo distintamente le righe biance del suo gessato scuro.
Non un bello spettacolo.
Ieri la neve non ha attecchito, ma la bufera ha piegato gli ombrelli di tutta Padova; a girare per il centro, oggi, si vedono cestini pieni di scheletri contorti di ombrelli abbandonati.
Ho il sonno cronico, la socialità intontita.
Sarà il tempo: mi sento stanco, affaricato, le gambe pesanti.
E’ tutto qua.
Ma il segnale di una ripresa è questo:
ricomincio, dopo mesi, a ricordarmi i sogni.
Questo è il sogno di ieri.
Sembra una barzelletta, ma non è. Forse un incubo.
Casini, dal suo scranno di presidente della camera, parla all’opposizione. Dice, con voce ferma, quasi urlando nel microfono: “Volete il dossier Mitrokhin? Volete il dossier Ustica? Eccolo qui, il dossier!”
Si alza e mostra il culo a tutti, con gli applausi della maggioranza.
Nel sogno vedo distintamente le righe biance del suo gessato scuro.
Non un bello spettacolo.