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Visualizzazione dei post da settembre, 2004
Ecco quello che volevo dire la settimana scorsa e poi mi sono dimenticato: mi rendo conto delle partenze sempre con un secondo di ritardo. O un minuto, un'ora, o anche un giorno intero. Credo che sia una forma di autismo, lo stesso che mi fa ricordare le scarpe che indossano le persone e certe equazioni differenziali. Al momento del saluto non mi rendo conto di quello che sta accadendo, anzi: non capisco tutto l'agitarsi degli altri. Poi la mancanza mi lavora ai fianchi di sorpresa. A pordenone mi hanno detto che questo diario sta diventando ermetico, o incomprensibile. Per chiarire, direi che posso riassumere la mia vita di settembre con queste parole: l'animale che mi porto dentro non mi fa vivere felice mai, mi prende tutto, anche il caffè , eccetera. Il fatto è che, per quanto tutto vada bene, qualcosa continua a stuzzicarmi lo stomaco, ad annodarmi il fiato. Sono sempre stanco, ma non è una novità. Non sono solo le partenze a scompensarmi (AP è a barcellona, M a milano
Vivo in un mondo popolato da zanzare invadenti, venditori idioti e amici con problemi al culo. Non lo faccio apposta. Calamito invasioni della sfera intima o anche solo personale. Mi orbitano attorno satelliti di sgradevolezza, asteroidi emorroidali che la mia atmosfera non riesce a disgregare prima che mi craterizzino. Q, rappresentante di una nota ditta di telefonia il cui nome camufferò infallibilmente per evitare ripercussioni, telefona alle otto di mattina per accertarsi che ci sia qualcuno in casa. Sbando, mezzo assonnato, verso il telefono, in mutande, tastando il corridoio. Mia madre mi passa il ricevitore con il microfono rivolto verso l'alto, in modo da farsi sentire bene, dice: «E' per te: quickweb , anzi, no, meglio: è earlyweb ». «Mi scusi se ho svegliato sua madre.», dice Q. «No», rispondo, «mia madre è sveglia dalle sei, lei ha svegliato me». Evito, per pura sonnolenza, di concludere con un eccheccazzo ... Q si prensenta infallibilie alle nove: giacca e pantaloni
No no no no, che palle, no. No. Che palle. No. No, no, no, nooo. No. Che palle. Oh, che palle. Oh. Oh. Oh, che palle. No. Che palle. Oh no. Oh che palle. Oh. Palle. Che oh. Che no. Che che. Palle. Palle. No. Palle. Che. Uuuuuuh. Uuuuuuuh. No. No. No. Che palle. Nooooo. Uuuuuuh. No. Uuuuuuh. No. Eh. No. Che. No. No! NO! NOOO! Chee. Chi? Cosa? Eh. Eh. Eh. Uh. Ih. Eh. Uh. Oh. Che palle. Uh. Eh. Oh. No. No. no no no no. nonononono. no. Ecco. No. No. Forse. Mah. Mah. Iiiiiiiiiiiiiiiiiiii. Ih. Ih! A-E-I-O-U. Oh. Che palle. Che palle. Che palle. Che palle che palle. No. Uf. No. Che. Palle. No. P-che-alle. Ah. Pa-che-lle. C-palle-he. Eh. Uuuuuuuh. Iiiiiiih. Ecco. No. No. Ecco. No. No. no. no nononononononononono. No. Ecco. Uh. Oh. Ecco. No. Ecco. Giusto. No. Ecco. No. Ecco. No. No, ecco. No. No.
Teoria della letteratura - Tu l'hai capito cos'è il decostruzionismo? - Ma sì; è come la casa delle libertà: ognuno interpreta un po' come cazzo gli pare.
E poi si incendiano le locomotive. Sarà lo Spirito del Tempo. I freni si surriscaldano, si diffonde in aria un odore di plastica bruciata, e un fumo scuro sale seguendo il vento, allargandosi a ventaglio. E' notte. La locomotiva fuma sul binario cinque. Devi stare attento col blog, mi dice K. al telefono, Devi stare attento a tutte le puttanate che scrivi. Come... hai presente la rosa purpurea del cairo ? A furia di scrivere puttanate, le puttanate si ribellano, invadono la realtà, escono dal blog. Anche questa storia della locomotiva... a chi vuoi che accada? A chi vuoi che capiti che una locomotiva si incendi, bloccandoti in stazione per un'ora? Attento al blog, stai attento!" Una ragazza si sporge dal finestrino di un treno fermo Ehi controllore! dice, Ehi! Ma adesso che non ci muoviamo, ci pagate i taxi? Ci mettete sui taxi e ci fate andare dove dobbiamo andare?" Il controllore ha il cappello da controllore calcato sulla fronte, sfoglia l'orario per verificare
- Da quando ci conosciamo - mi dice G. - mi accadono le cose più strane, gli incontri più bizzarri, come se all'improvviso fossi passata in una dimensione parallela, più grottesca, dove non valgono le normali leggi sociali del mondo in cui vivevo prima. - - Cosa intendi? - chiedo - Fammi qualche esempio concreto. - Siamo stesi in prato della valle, sotto un albero. Abbiamo appena pranzato. - Be' come l'altro giorno, no? Che ho incontrato i mercenari in treno... - - Quali mercenari? - - Sì, dai, te l'ho raccontato, quei tipi schifosi, ciccioni, a petto nudo, che bevevano birra e fumavano nel vagone... Gli mancava solo il kalashnikov... - - Ok, mi ricordo, e poi? - - Stamattina in autobus, un tipo mi ha rimproverato perchè tossivo. Mi ha detto di smetterla di tossire, che lo disturbavo. Ma tossiva anche lui. Poi mi ha proposto un cammello. - - Un cammello? - - Sì - mi fa - Mi ha detto che mi dava un cammello se la smettevo di tossire - - In autobus, un uomo ti h
Mio padre con un bastone verde in mano, il manico di una scopa senza spazzola. La luce dietro di noi, a destra, non illumina il balcone a sufficienza: vado a prendere una torcia elettrica. Anche la torcia è verde. L'acero è alto circa un metro, a partire dal vaso. Ha un tronco sottile, tre centimentri di diametro. "Era qua, lo giuro", dico indicando con la torcia un ramo davanti a me, "una cavalletta enorme. Quindici centimetri, saranno stati. Quindici centimetri di cavalletta." Allargo l'indice e il pollice. Mio padre si muove attorno al tronco, a passi laterali, incrociando le caviglie. Muove i rami con la punta del bastone, mentre io illumino l'altra parte dell'albero. "Eccone una", dice. Con un colpo secco la fa cadere su una foglia della pianta sottostante. Una foglia larga. Si china. Appoggia la mano libera sotto la foglia, all'altezza della cavalletta. Prende la mira col bastone. "Cosa fai? La uccidi?" Mi guarda, come r
Riassunto delle puntate assenti. Un quasi trentenne - diciamo - parassitario (in molti sensi) vive segregato in casa. Non per vocazione. Così: senza nessun motivo plausibile. Non proprio segregato. Ogni tanto esce. Un giorno di Agosto, il trentenne decide di andare in banca per cambiare un assegno. Prende il walkman, prende un libro per passare il tempo nell'eventuale coda, intasca il telefono. Esce. Appena chiude la porta, si rende conto di essersi dimenticato le chiavi. Non solo le chiavi: anche l'assegno. E i soldi. Allora manda messaggi in giro, si siede sul marciapiede, aspetta che qualcuno lo salvi. Fuori è caldissimo. Intanto legge un libro sul Trystero. Non chiedetemi cos'è il Trystero. Ha a che vedere con la posta. Questo è quanto. Comunque poi alla fine arriva il padre del quasi trentenne che lo fa rientrare. Nel frattempo un piccione si intrufola in casa attraverso una finestra aperta. Ho scritto nel frattempo, ma il piccione entra in casa settimane dopo. Il