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Visualizzazione dei post da gennaio, 2004
Senti, aspetta, ascoltami. (Devo dirti una cosa.) Sono come mia madre, se non faccio le cose subito poi me ne dimentico. Aspetta, non è questo. Ti ricordi Gorizia? Era il 16 maggio, qualche anno fa. Ricordo il giorno esatto perché è il compleanno di A*. Doveva venire anche lui a presentare il libro, ha perso il treno per colpa mia. Mi è venuto in mente perchè Non sto male se sto con te, non sto male; male sto se sto con te e tu mi tratti male, sto male se mi tratti male, se mi fai del male quando sto con te, ci penso e mi convinco che mi tratti male, non lo merito ‘sto male (Quello che non riusciva a capire, non riusciva a capire come una persona potesse volergli così bene come faceva X. Doveva, doveva esserci un equivoco, no? Era un equivoco, e lui doveva chiarirlo, specificarlo, distinguere. Non è questo che fa uno scienziato? Distingue, specifica, chiarisce ogni volta che qualcosa appare confuso, va alla radice, trova il nucleo del discorso, e il nucleo del di
Minchia, la neve. Neve così neanche in Wisconsin. Neanche in Siberia, neve così. Alla luce dei lampioni la vedo fioccare a nugoli più densi del pulviscolo; mi si appiccica alla giacca neanche fosse un panno antipolvere. In bicicletta mi sento il nucleo mobile del maltempo, il centro su cui converge tutta la neve, da tutti i lati. Sto andando da Umberto . Sono le undici. Per strada non c’è nessuno. Ho finalmente fatto aggiustare il pedale, la mia andatura è abbastanza fluida. Curvo in via della Biscia. Se immetto la variabile x nella formula - penso pedalando sotto la neve- se inserisco x nel meccanismo appena prodotto, e moltiplico il risultato per il coefficiente n (coefficiente logaritmico) che ho calcolato in base alle osservazioni sociologiche di cui sopra riguardanti la produzione di aspettative in persone nel numero di y , all’interno di un contesto pseudoreferenziale, e se, stando attento alla proliferazioni degli errori, riesco a considerare, nei dati, la de
Io : - Hai poi comprato il libro di XXX? Lapaola : - No, cazzo. Aveva la copertina rigida. Io quelli che stampano libri con la copertina rigida gli farei indossare vestiti azzurri a righe rosse, così si riconoscono quando vanno in giro.
I poliziotti arrivarono alle dieci e mezza, annunciati da una telefonata. Quando ha suonato il telefono, ho pensato subito che fossi tu – di solito dopo una certa ora qui non chiama mai nessuno - invece era il 113. I poliziotti arrivarono di lì a poco, e non si vollero sedere. Erano alti uguali, ma, dei due, parlava solo il più grasso. Aveva un’aria amichevole, nonostante tutto. L’altro, invece, aveva il viso di chi è abituato a portare gli occhiali da sole anche di notte. Teneva le braccia sempre incrociate. Il quartiere in cui vivo era un quartiere popolare, un tempo, e malfamato. Ora ci abitano per lo più studenti e famiglie. Il portone di casa mia dà su un vicolo. Sulla parete opposta, di fronte al portone, c’è una finestra. Ora ci stanno dei nordafricani, ma quando siamo venuti qui noi ad abitare, nel 1988, quella finestra, col buio, si illuminava di un rosso acceso che, nelle notti senza luna, dava all'acciottolato un’aria sanguigna, intuitivamente pornografica. Le p
Una cosa scema (*) Cercando google su Google viene fuori Google (*) che però è indizio del mio stato psicofisico - più psico che fisico.
Pensieri elementari in ordine casuale Conosco il timbro di questo martello. Che cazzo di fine ha fatto la mia sveglia? Ho un brufolo sul naso. E’ un brufolo enorme. Ho un naso enorme. Martello, ti odio. Non è che odio la mia vita. (Vischiosità della sintassi montaliana.) Sì: Mastro ciliegia. E’ che non faccio niente per cambiarla. Svegliarmi alle sei, sì. Certo. Avrei dovuto. Mi sputerà in un occhio. Ho un brufolo sull’orlo della narice. Computer non abbandonarmi. Fottiti. Non adesso. Che c’entra Depisis? La settimana prossima mi straccia il capitolo davanti agli occhi. Se metto due dita in una certa posizione sotto la narice e soffio, il mio naso fischia. Mi ha sorriso? Non mi ha sorriso. E se fosse un uomo? Quell’aereo mi cadrà dritto sulla testa. Non Jeff Buckley, Tim Buckley. Che frase del cazzo. Questo è un pensiero elementare. Faccio schifo. Concentrati! Cosa ha detto sulle pennellate di Morandi? Fai schifo. Ho sicuramente dimenticato qualcosa. Non è un uomo. Immagina di pr
Ieri sera Mi sono distratto solo quando la radio del locale ha diffuso la canzone spagnola che tu sai: in quel momento ho avuto l’impressione decisiva che saresti apparsa di lì a poco a dissolvere le nebbie del fritto, l’odore delle Benson&Hedges, i popcorn nella ciotola di vetro, facendo esplodere, con uno sguardo solo, i televisori sintonizzati su un’altra partita di coppa… Teoria degli agguati 1 Gli agguati avvengono quando meno te l’aspetti. Cioè quando più te li aspetti. Perché, se non te li aspetti, pensi: “Non me l’aspetto: questo sarebbe il momento perfetto per un agguato”, ma proprio pensando così, ti rendi conto che la tua aspettativa si è alzata, quindi te l’aspetti, l’agguato non può colpire. Quando te l’aspetti, invece, pensi: “Adesso sarei troppo preparato per un agguato, non può accadere”, e così l’aspettativa di un agguato si abbassa, perciò non te l’aspetti: l’agguato agisce. La storia che segue è più o meno falsa, ma il mio maglione ha fatto veramente un
In compenso, in un raro momento in cui i muratori non murano, i martellatori non martellano, i martellopneumaticatori non martellopneumaticizzano, mia madre ha la bella idea di miniaturizzare 16 chili di prezzemolo (era in offerta) con il robot da cucina truccato... Ma, a proposito di mia madre...
Da oggi, i miei propositi omicidi per l’anno in corso comprendono, nell’ordine: i muratori del piano di sopra, i muratori del piano di sopra, i muratori del piano di sopra, il direttore dei lavori del piano di sopra, il piano di sopra, i muratori superstiti del piano di sopra. Verranno tutti trucidati attraverso un progetto che prevede, tralaltro, i seguenti ingredienti: un martello pneumatico, un martello, un pneumatico, un numero di poesie di Montale pari al numero dei muratori implicati nell’omicidio, silicone per pareti, un filo di nylon (3,5 metri), 4 uova, alcuni bastoncini di vaniglia, una mousse, un mouse, un topo, un gatto, un barometro, mezzo chilo di farina, un termometro da forno, un complice incosapevole, una botte di Amontillado, un cd di Caetano Veloso. I dettagli del piano verranno forniti via via.
Interrogato sulla mia vita sentimentale, il libro delle risposte - edizione speciale 2004 - ha emesso una risata preregistrata, poi ha dato i seguenti responsi: "Stai scherzando, vero?" "Lascia perdere." "Impiccati." "Se mi tocchi un'altra volta ti denuncio."
Tutto è cominciato il giorno in cui mio padre mi stramaledì. Credo fosse poco dopo Natale, ma è anche vero che prima - prima di essere stramaledetto - e stramaledetto con una certa gratuità - prima, dicevo, non è che andasse una meraviglia. In definitiva, l'anno si è concluso con più botti del previsto, e la sensazione familiare di sentirsi un coglione è tornata come un vecchio amico: ha suonato il campanello alle nove del mattino del primo gennaio e mi ha abbracciato, approfittando dell'intontimento post veglione, neanche ci fossimo separati da anni, quando invece se ne era andata solo da qualche giorno. Il 2003 mi ha regalato la consapevolezza di non essere l'unico affetto di sindome da antitaccheggio, quella sensazione sudosa che trafigge, uscendo da un negozio, non appena si attraversano le sbarre dell'antifurto; ma, a dirla tutta, credo che siano pochi quelli colpiti dalla stessa sindrome soprattutto quando incontrando alcune persone. Mi spiego meglio? Forse d