Passa ai contenuti principali

Post

Visualizzazione dei post da febbraio, 2003
il mio vicino di casa è sordo. il mio vicino di casa ha forse settant'anni (forse di più) il mio vicino di casa ha il salotto attaccato a una camera da letto: la mia. il mio vicino di casa guarda la tv finchè non s'addormenta (e anche quando s'addormenta non è detto che la spenga) il mio vicino di casa guardasse anche Porta a porta non mi dispiacerebbe ma lui guarda su La7 Catherine Spaak e il suo angelo e io mi becco ogni sera una serie di vaccate new age che non so più come gestire. malumore. vaccaboia. [Questo adesso non centra nulla, ma tant'è. Donna Quand'eri giovinetta pungevi come una mora di macchia. Anche il piede t'era un'arma, o selvaggia. Eri difficile a prendere. Ancora giovane, ancora sei bella. I segni degli anni, quelli del dolor, legano l'anime nostre, una ne fanno. E dietro i capelli nerissimi che avvolgo alle mie dita, più non temo il piccolo bianco p
Sette Nel disco che ascolti in questi giorni – te l’hanno prestato, tu non hai soldi per comprare un pacchetto di fazzoletti di carta figùrati un disco intero nuovo comprato originale – nel disco che ti hanno prestato, dicevi, dicevo, e che ascolti in questi giorni mentre lavori alla tesi c’è una canzone che fa: tata tàtaaa tatàtaaaaaa esatto: tata tàtaaa tatàtaaaaaa Un ritmo così selvaggio non può che rimanerti in testa. Le parole? sì ci sono anche le parole. Ma non sono importanti, non ti preoccupare (In ogni caso, per completezza, le parole dicono: io mi rompooo i coglionii io mi rompooo i coglioniiii; un testo impegnato) (Tutto questo non ha niente a che fare con la tua tesi. Tu ami la tua tesi. Tu sei la tua tesi. La tua tesi ti protegge. Ama la tua tesi.) Allora oggi uscivi dall’università dove avevi seguito una lezione per vedere com’era ma siete in quattro e ormai il prof ti ha preso di mira e non puoi più svicolare devi continuare a seguire p
ale dice mia madre mentre sono in cucina a bere un caffè con Ale, l’altro Ale, non me stesso non mi sono ancora sdoppiato, la mia schizofrenia è da considerarsi ancora latente, non si è ancora scatenata del tutto anche se esiste e dà chiari segni di sé nei momenti più impensati, tendenzialemente quando sono solo ma non è detto che non capiti anche in compagnia senza che io me ne renda conto, qualche avvisaglia a volte ce l’ho ma non mi metterò qui a descrivere i segni preoccupanti di una deriva mentale; insomma ale fa mia madre mentre io e Ale, dicevo, l’altro Ale, che adesso per non confonderci scriverò lui con la lettera maiuscola, io con quella minuscola così siamo sempre sicuri di chi sto parlando, (quante ne penso, eh? ne penso un sacco), comunque stavamo benendo il caffè e dicendo cattiverie sul nostro amico Ducc – no, Ducc sto scherzando, dài, stavamo parlando di erasmus di corsi all’estero di lavoro e cose del genere, volevo solo controllare che tu fossi attento, che seguissi
Roma, un incrocio. Attorno, qualcosa come tre milioni di persone. Tu e i tuoi amici non capite più da che parte dovete andare. Il corteo va dritto? o a sinistra? Mentre decidete state fermi. Tu fai foto. Finisci il rullino. Ti fai passare la bottiglia. Guardi le bandiere, ti scaldi al sole. Poi a un tratto una mano sulla spalla, una voce che dice: Ma tu sei di Padova? E una ragazza: occhi azzurri, strano sorriso, capelli castani dritti. Sì, dici. Sei amico di AnRi? Be’ sì, ma… Ammazza, ahò. Che figata! Scusa? Sì, li mortacci! Io sono di Bilbao. Eh. [intanto incominci a capire] Tu hai conosciuto delle mie amiche! Be’ sì. Ho visto delle foto in cui ci sei tu! Ammazza, ahò, cazzo! I tuoi amici ti guardano con gli occhi strabuzzati. Non sanno se questa che ti ha fermato è una pazza o un genio. Tu hai mal di pancia dal ridere e ti chiedi come ti abbia riconosciuto questa stramba spagnola che parla in romanaccio: quelle foto hanno almeno 7 anni, sicuramente allo
6.1 Odii l’odiabile. 6.1.1 Ma anche il resto non è che ti vada proprio a genio. 6.1.1.1 Sei in fase odio, rigetto, disprezzo, schifo, disgusto, repulsione, vomito, colera verso il mondo e verso te stesso. La tua vita sociale ne sta risultando seriamente compromessa. Stai passando lentamente da una condizione di silenzio diplomatico a una di insulti più o meno velati. (Sempre meno velati col passare del tempo.) 6.2 Ti mancano dei libri. Decidi di affrontare infine la terribile e malfamata biblioteca universitaria. Fai la tessera, lasci il documento all’ingresso, inizi a scartabellare le schede alla ricerca dei volumi che ti servono. Alla tua destra c’è la scrivania dell’impiegata che concede il prestito. Dietro la scrivania c’è uno spazio piuttosto largo: lì cinque persone sono sedute in circolo. Due sono obiettori di coscienza, tre sono impiegate della biblioteca. Una di loro, una tizia bionda con un maglione rosso a collo alto, sta guardando il soffitto. Gli altri,
Cinque Io non so se Dio esiste. Ma se esiste, spero che abbia una buona scusa. Woody Allen - E dopo? Che farai dopo? - Be’, andrò a dormire, penso. - No. Non dopo adesso, dopo dopo. - Mah non so. Farò colazione e… - Ma mi prendi per il culo? Voglio dire… - Ma lo sapevi che per il freddo sono morti 24 mila capi di bestiame, in mongolia, quest’anno? - Scusa, e che c’entra? Stai cercando di cambiare argomento? - Io? No, no. Pensa che freddo! eh? in mongolia! - Non mi hai mica risposto. Cosa far-… - Toh, s’è fatto tarmi. [ guardi un orologio che non hai e ti alzi ] Ma tu guarda il tempo come vola quando ci si diverte… - Ma siamo qui da cinque minuti! - Oh, sì, scusa, m’ero scordato che ho… sì, un appuntamento. - Con chi? - Con… ecco… con... il dermatologo - Il dermatologo. - Sì, c’ho questa cosa, [ mostri il braccio senza orologio ] ‘sto prurito… no, scusa adesso devo proprio scappare. Ne riparliamo, eh? - … non fu altro che una concessione storica - Scusa un
Teorema n.1: Quando non trovi le cose, le cose stanno in bagno. Stai cercando da un’ora un libro che non trovi; un libro importante che ti serve per continuare il tuo lavoro; un libro pesantissimo, in tutti i sensi, sulla metrica italiana del novecento. Ti serve. Lo cerchi in salotto, sotto i cuscini, in camera, sotto il letto, in cucina, nel forno, dietro la televisione, nel cassetto delle forchette, nell’armadio a muro, nelle tasche delle giacche, tra i calzini, dietro i quadri. Niente. Frustrato, vai a pisciare. Rimasi col telefono all’orecchio, ascoltando il segnale di libero. Mi sentivo come se fossi un’altra persona, mentre il mio vero io era seduto dall’altra parte della stanza e mi osservava incredulo. Adrian Tomine – Summer blonde – Coconino Press . Insieme col libro, in bagno, trovi: il burrocacao, sette matite, il giornale di quattro giorni fa con un articolo che devi assolutamente leggere, lo stereo, una pallina da tennis, una forchetta, due bottiglie d’a
Quattro L’aereo non ti fa paura. L’aereo ti terrorizza. Hai deciso di scappare qualche giorno da padova che più non sopporti. Hai deciso che ti meriti un po’ di vacanza, perché dopo tutto questo cazzeggiare infine ti senti giustamente spossato. Hai deciso che decisamente devi sfuggire dal lavoro e da tusaichi . Vai a Londra (18 euro a/r da Venezia, con easyjet ). Certo, non hai soldi. Non hai neppure i soldi per comprarti un paio di calzini. Neppure un caffè riesci a prendere con tutto quello che raccimoli svuotando tasche e cercando sotto i cuscini dei divani. E allora? Allora: Hai un fratello a londra. Hai due genitori che lo vanno a trovare. I tuoi genitori hanno i soldi. Ti aggreghi spudorato. Com’è il tuo disastro aereo preferito? Non è che la mattina inizi nel migliore dei modi: hai bevuto troppo, ieri, hai fatto brutti sogni. Hai sognato – che te lo dico a fare? (Infatti non te lo dico). Hai il collo spossato, gli occhi bruciati e in bocca un s