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6.1
Odii l’odiabile.

6.1.1
Ma anche il resto non è che ti vada proprio a genio.

6.1.1.1
Sei in fase odio, rigetto, disprezzo, schifo, disgusto, repulsione, vomito, colera verso il mondo e verso te stesso. La tua vita sociale ne sta risultando seriamente compromessa. Stai passando lentamente da una condizione di silenzio diplomatico a una di insulti più o meno velati.
(Sempre meno velati col passare del tempo.)

6.2
Ti mancano dei libri. Decidi di affrontare infine la terribile e malfamata biblioteca universitaria. Fai la tessera, lasci il documento all’ingresso, inizi a scartabellare le schede alla ricerca dei volumi che ti servono.
Alla tua destra c’è la scrivania dell’impiegata che concede il prestito. Dietro la scrivania c’è uno spazio piuttosto largo: lì cinque persone sono sedute in circolo. Due sono obiettori di coscienza, tre sono impiegate della biblioteca. Una di loro, una tizia bionda con un maglione rosso a collo alto, sta guardando il soffitto. Gli altri, attorno, le chiedono se vede qualcosa.
Vedi qualcosa?
Anche tu alzi lo sguardo. Il soffitto è bianco e vuoto. Pensi: non hanno un cazzo da fare, la stanno prendendo in giro. Osservi. Sono tutti molto seri.
Vedi qualcosa?
Continui a scartabellare. La tipa col maglione rosso guarda in alto e sta zitta. Gli altri chiedono, aspettano, dicono:
Devi fissare attentamente.
Tu sghignazzi. Poi l’impiegata abbassa il viso, guarda gli altri con la bocca aperta:
L’ho visto…, dice. L’ho visto…
Che ti dicevamo?, dicono gli altri, Cosa hai visto?

Non sghignazzi più. Guardi in alto. Ti chiedi se stanno prendendo in giro te, ma decidi che non è così.

La faccia di Gesù, ho visto… dice la tipa. Indica in alto Lì c’è la barba, gli occhi… Incredibile… Gli altri annuiscono, anche gli obiettori.

Tu, con la coda dell’occhio, controlli che non abbiano bloccato le uscite.

Con molta, (molta), moltissima cautela, senza farti notare: arretri.

6.3
A Roma domani. Pullman 7.15. 20 euro.


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UNA QUESTIONE DI LESSICO (ovvero: e mo' che faccio? cambio nome?) Dove si scopre che il limite della propria cialtroneria è sempre un po' più in là rispetto a dove lo si sospetti. (tratto da questi commenti al blog di giuliomozzi ) (...) Brèkane. Chissà dove ha preso quel nome da cattivo di cartone animato giapponese tipo Goldrake. Posted by Raspberry at 21.07.04 01:41 Ehm, be', il nome... il cattivo di un cartone animato giapponese ancora non me l'aveva detto nessuno... comunque, brekane (o meglio "breccane") è la parola veneta per ortiche. In sè non vuol dire nulla, ma qui "andare a breccane" significa - oltre che "andare così lontano che ci sono solo le ortiche", cioè (con un'altra perfetta locuzione locale) "andare in tanta mona" - anche "divagare, uscire dal discorso". Posted by brekane at 21.07.04 08:52 Ma le brecane non sono le eriche selvatiche? Posted by Mro at 21.07.04 18:36 o
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