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Come ogni mattina fallisco il tentativo di investire un leninista appiccicoso. Sull’altro argine ci sono coperte stinte e scatole non del tutto abitabili. Un uomo su una bicicletta a pale naviga controcorrente, verso di me. La bicicletta ha una base rettangolare di galleggianti e pale posteriori, azionate dai pedali, come quelle dei battelli sul Mississipi.

- [guardandomi negli occhi] Ma sai che stava per mandarmi via?
- Cosa ti ha chiesto? [girando il cucchianino nel caffè]
- Mi ha chiesto dov’è la statua di Garibaldi
- [con sicurezza] In piazza Garibaldi.
- L’ho detto anch’io. E lui [con le mani sui fianchi e la voce da uomo]: “Signorina! Lei abita a Padova da quanto?! E non sa dov’è la statua di Garibaldi?!”
- [col cucchiaino sollevato] Non è in piazza Garibaldi?
- Mi voleva mandare via.
- Ma che domanda è?
- [dopo un sorso di cappuccino] Voleva sapere dove si incontrano i moldavi…
- All’uscita del parco.
- [alzando il tono della voce] Esatto. [abbassando il tono della voce] Ma io non passo mai di là.
- Ma che [guardando i fondi del caffè] domanda è?
- E’ pazzo. [una mano nei capelli] Quest’estate ero al cinema [l’altra mano in aria] e mi si è avvicinato da dietro, chino. [la prima mano sul tavolo, sporgendosi verso di me] Ha sporto la sua faccia enorme oltre la mia spalla e ha detto: “Signorina! Quando viene a fare l’esame!” E io [saltando sulla sedia, girando la testa] “Buongiorno, prof.” E lui: “Buongiorno?! Ma le pare giorno?! Buonasera, si dice!”. E’ pazzo, capisci?

Bollettino casalingo: da quando c’è Emiliano in casa, mia madre ha sempre l’aria di una che si sia fatta contemporaneamente cinque canne da mezzo metro.

- E poi? Pensi di farne un altro?
- Sì.

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UNA QUESTIONE DI LESSICO (ovvero: e mo' che faccio? cambio nome?) Dove si scopre che il limite della propria cialtroneria è sempre un po' più in là rispetto a dove lo si sospetti. (tratto da questi commenti al blog di giuliomozzi ) (...) Brèkane. Chissà dove ha preso quel nome da cattivo di cartone animato giapponese tipo Goldrake. Posted by Raspberry at 21.07.04 01:41 Ehm, be', il nome... il cattivo di un cartone animato giapponese ancora non me l'aveva detto nessuno... comunque, brekane (o meglio "breccane") è la parola veneta per ortiche. In sè non vuol dire nulla, ma qui "andare a breccane" significa - oltre che "andare così lontano che ci sono solo le ortiche", cioè (con un'altra perfetta locuzione locale) "andare in tanta mona" - anche "divagare, uscire dal discorso". Posted by brekane at 21.07.04 08:52 Ma le brecane non sono le eriche selvatiche? Posted by Mro at 21.07.04 18:36 o
Novembre 1936 – paul éluard (traduzione: Franco Fortini) Guardateli al lavoro i costruttori di macerie sono ricchi pazienti neri ordinati idioti ma fanno quel che possono per esser soli al mondo stanno agli orli dell’uomo e lo colmano di sterco piegano fino a terra palazzi senza capo. A tutto ci si abitua ma a questi uccelli di piombo no ma non al loro odio per tutto quel che luccica non a lasciarli passare. Parlate del cielo e il cielo si vuota poco ci importa l’autunno i nostri padroni hanno pestato i piedi noi l’abbiamo dimenticato l’autunno dimenticheremo i padroni. Città secca oceano d’una goccia scampata di un unico diamante coltivato alla luce Madrid città fraterna a chi ha patito lo spaventoso bene che nega essere esempio a chi ha patito l’angoscia indispensabile perché splenda quel bene. E alla sua verità salga la bocca raro alito sorriso come rotta catena e l’uomo liberato dal suo passato assurdo levi innanzi ai fratelli un volto eguale