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Temo il postino più degli insetti emofagi che mi tengono in allerta la notte. Non ho fatto amicizia neppure coi gatti del vicinato. Ci soffiamo addosso ciondolando per strada, neanche fossimo avversari nella catena alimentare.

La cameriera ha la palpebra mezza abbassata; proviene dritta da una balera della bassa. Ridotta a forme semplici sarebbe un cono molle; si muove con la fluidità delle meduse - anche se oscilla poco aggraziata tra i tavoli quando pensa di non essere vista. All’avvicinarsi dell’orario di chiusura insiste al nostro tavolo, punta la coppa al mascarpone che Alberto deve ancora assaggiare. La guarda così tanto che la coppa lampeggia, si illumina della luce delle reliquie sacre. Non riesce a distrarci: noi siamo alla ricerca del soffritto perfetto, in mezzo agli scarafaggi nascosti in cucina, ai millepiedi che sforbiciano sulle pareti e ai creditori che rodono e rodono gli angoli delle case.


Si è rotta di nuovo la lavatrice, oppure è il solito capriccio degli elettrodomestici? Mi cadono piatti, teiere, ciotole. Da qualche giorno noto una maggiore resistenza degli oggetti nei miei confronti, un’ostinata e irriducibile dimostrazione di cosità. Sento il trambusto degli scricchiolii, il fischiare degli infissi...

(Ma in terrazza risplendono le sdraio su cui passeremo la nostra estate migliore, l’ombrellone nuovo e la salvia che ha ricominciato a crescere.)

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UNA QUESTIONE DI LESSICO (ovvero: e mo' che faccio? cambio nome?) Dove si scopre che il limite della propria cialtroneria è sempre un po' più in là rispetto a dove lo si sospetti. (tratto da questi commenti al blog di giuliomozzi ) (...) Brèkane. Chissà dove ha preso quel nome da cattivo di cartone animato giapponese tipo Goldrake. Posted by Raspberry at 21.07.04 01:41 Ehm, be', il nome... il cattivo di un cartone animato giapponese ancora non me l'aveva detto nessuno... comunque, brekane (o meglio "breccane") è la parola veneta per ortiche. In sè non vuol dire nulla, ma qui "andare a breccane" significa - oltre che "andare così lontano che ci sono solo le ortiche", cioè (con un'altra perfetta locuzione locale) "andare in tanta mona" - anche "divagare, uscire dal discorso". Posted by brekane at 21.07.04 08:52 Ma le brecane non sono le eriche selvatiche? Posted by Mro at 21.07.04 18:36 o
Novembre 1936 – paul éluard (traduzione: Franco Fortini) Guardateli al lavoro i costruttori di macerie sono ricchi pazienti neri ordinati idioti ma fanno quel che possono per esser soli al mondo stanno agli orli dell’uomo e lo colmano di sterco piegano fino a terra palazzi senza capo. A tutto ci si abitua ma a questi uccelli di piombo no ma non al loro odio per tutto quel che luccica non a lasciarli passare. Parlate del cielo e il cielo si vuota poco ci importa l’autunno i nostri padroni hanno pestato i piedi noi l’abbiamo dimenticato l’autunno dimenticheremo i padroni. Città secca oceano d’una goccia scampata di un unico diamante coltivato alla luce Madrid città fraterna a chi ha patito lo spaventoso bene che nega essere esempio a chi ha patito l’angoscia indispensabile perché splenda quel bene. E alla sua verità salga la bocca raro alito sorriso come rotta catena e l’uomo liberato dal suo passato assurdo levi innanzi ai fratelli un volto eguale