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La Maledizione dello Lavandino Intasato

Sinossi
Una giovane coppia affitta una casa per andarci a convivere, ma lo scarico del lavandino è intasato. «Non ti preoccupare», dice lui, che si chiama A., «Ci basta uno stura lavandini». Qualche giorno dopo il lavandino funziona perfettamente, ma la vasca da bagno perde acqua. Dopo qualche settimana torna l'intasamento. «Sei stata tu?», chiede A. «Sei stato tu?», chiede lei, che si chiama G. Dallo scarico si sentono delle voci che parlano del traffico mondiale di case in affitto. Arriva Mr. Muscolo, che nel giro di qualche minuto libera il flusso d’acqua grazie a qualche elemento chimico in grado di sterminare intere specie animali (opossum). In compenso il bidet inizia a gocciare a ore impreviste. A. e G., che sono preoccupati per i problemi idrici del pianeta e per la sua imminente desertificazione, applicano un riduttore di flusso e chiudono il rubinetto del lavandino mentre si lavano i denti. A quel punto però il rubinetto della vasca da bagno non si chiude più, la manopola scatta e gira a vuoto. Lo scarico del lavandino si intasa di nuovo, senza un evidente colpevole. «Forse il gatto» dice lui. «Non abbiamo un gatto» dice lei. «Possiamo sempre prenderne uno» dice lei. «Ma sei matta? Già ci intasa il lavandino, chissà che altro potrebbe farci» dice lui. Certe notti i vicini sentono i rumori dello stura lavandini in azione fino alle quattro. Un giorno, suona il campanello Gaspard-Gustave Coriolis per chiedere di fare meno rumore. I due assoldano un assassino cieco per ucciderlo, ma Coriolis scappa in Australia e da lì - grazie alla sua conoscenza degli scarichi mondiali, tutti collegati in una rete pre-umana di scarichi mostruosi, pieni di graffiti inneggianti il sacro tubo di Agarthi - si vendica lanciando capelli di sua moglie attraverso i continenti, in modo da occludere definitivamente il lavandino dei due. L’assassino cieco muore nel bagno che si allaga, soffocato da una matassa di capelli senziente, mentre A. e G. sorseggiano in terrazza della sangria troppo dolce - sentono lo zucchero erodere i denti, il segno di qualcosa terribile e imminente. E infatti, una mattina di giugno, il guru del dottorato di A. gli appare in cielo e lo ipnotizza, in modo da fargli promettere di scrivere due capitoli della tesi entro settembre. Due. Non uno. Due. Intanto Mr. Muscolo, in quei casi della vita che ti sorprendono come un sassetto nel riso, incontra in un club med a Sharm-el-Sheikh, la moglie calva di Coriolis. Si innamorano e scappano assieme nel deserto.

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UNA QUESTIONE DI LESSICO (ovvero: e mo' che faccio? cambio nome?) Dove si scopre che il limite della propria cialtroneria è sempre un po' più in là rispetto a dove lo si sospetti. (tratto da questi commenti al blog di giuliomozzi ) (...) Brèkane. Chissà dove ha preso quel nome da cattivo di cartone animato giapponese tipo Goldrake. Posted by Raspberry at 21.07.04 01:41 Ehm, be', il nome... il cattivo di un cartone animato giapponese ancora non me l'aveva detto nessuno... comunque, brekane (o meglio "breccane") è la parola veneta per ortiche. In sè non vuol dire nulla, ma qui "andare a breccane" significa - oltre che "andare così lontano che ci sono solo le ortiche", cioè (con un'altra perfetta locuzione locale) "andare in tanta mona" - anche "divagare, uscire dal discorso". Posted by brekane at 21.07.04 08:52 Ma le brecane non sono le eriche selvatiche? Posted by Mro at 21.07.04 18:36 o
Novembre 1936 – paul éluard (traduzione: Franco Fortini) Guardateli al lavoro i costruttori di macerie sono ricchi pazienti neri ordinati idioti ma fanno quel che possono per esser soli al mondo stanno agli orli dell’uomo e lo colmano di sterco piegano fino a terra palazzi senza capo. A tutto ci si abitua ma a questi uccelli di piombo no ma non al loro odio per tutto quel che luccica non a lasciarli passare. Parlate del cielo e il cielo si vuota poco ci importa l’autunno i nostri padroni hanno pestato i piedi noi l’abbiamo dimenticato l’autunno dimenticheremo i padroni. Città secca oceano d’una goccia scampata di un unico diamante coltivato alla luce Madrid città fraterna a chi ha patito lo spaventoso bene che nega essere esempio a chi ha patito l’angoscia indispensabile perché splenda quel bene. E alla sua verità salga la bocca raro alito sorriso come rotta catena e l’uomo liberato dal suo passato assurdo levi innanzi ai fratelli un volto eguale