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Visualizzazione dei post da dicembre, 2003
- Voi mi spaventate - dici - Mi fate paura. - Stai guardando il marciapiede parallelo al tuo, dall'altro lato della strada. - Mi terrorizzate - dici alla folla sul marciapiede. Piove. La folla è ferma davanti all'inferriata di un cinema che aprirà tra mezz'ora. Sono in tantissimi. Sono vestiti di nero. Stanno aspettando di entrare a vedere "Natale in India". Tu, sul tuo marciapiede, da solo, a pochi metri, con una borsa di plastica nella mano sinistra, un ombrello mezzo rotto nella mano destra, li fissi. Una signora si volta, ti guarda sorridendo e con un gesto della mano ti invita ad avvicinarti - Vieni - dice. Si girano altri e ti osservano dall'altro lato del marciapiede, sorridono. - Vieni - dicono - Avvicinati. - - No - dici - Dai - ti dicono - non vorrai mica fare il solito snob - - No, è che... - dici, o almeno ci provi, perchè ti sembra che la tua voce si sia fatta più sottile. - Avvicinati - dice un ragazzino con gli occhiali - Io... - dici, e
Evidentemente devo espiare qualcosa. Non è solo il fatto di essere stato attaccato da uno sciame di cavallette; o la banale pioggia di rane che mi ha travolto oggi pomeriggio (Ale, ma cos'hai nel cappuccio? - Eh?... E' una rana - Ma scusa, che ci fa una rana nel tuo cappuccio? - Be'... mi è piovuta addosso - Una rana? - Non una rana, una pioggia di rane - Ma se c'è il sole! - Eh, è stato un attimo...) E' che le macchine hanno deciso di dichiararmi guerra. Alle nove di mattina, per controllare la posta elettronica, accendo il computer. Il computer esplode. Infatti adesso sto scrivendo dalla biblioteca. Il computer di casa mia fa PUM - un pum attutito - e non si accende. Contemporaneamente si sente nell'aria un odore di plastica bruciata. Ok. Ho solo perso qualche capitolo della mia tesi, in quel computer. E qualche altra cosa di minore importanza, che so, tutto quello che ho scritto dal 1992 a oggi. So già la domanda. Me l'hanno fatta in dieci
Mio nipote Mio nipote non è un bambino, è una macchina per le scoregge. Gli tocchi la pancia, scoreggia. Gli tocchi un piede, scoreggia. Gli batti una mano, scoreggia. Gli accarezzi la testa, scoreggia. Ti sembra che ti stia sorridendo ( Ooooh sta sorridendo ) e invece sta solo torcendo la faccia per lo sforzo di scoreggiare. Gli sorridi, scoreggia. Gli canti una canzone, scoreggia. Dorme, scoreggia. Scoreggia, scoreggia. Più che Emiliano, d'ora in poi lo chiamerò Zeppelin. Inglese, internet, itterizia Per rispetto della privacy, al posto dei nomi dei tre protagonisti di questo episodio - due laureati e uno quasi - userò delle sigle in modo da rendere irriconoscibile la loro identità: X , Y , Z . Più o meno le otto di sera. Un bar gestito da cinesi. Grado alcolico: uno spriz (quindi: quasi sobri). - Allora Z , com’è quel disco dei Wire ? - Bello. Bello. Stupendo! - Sì, ma che vuol dire Wire ? - Wire? Wire vuol dire filo… cavo elettrico. - Ah sì? Io ho s
E io che, cazzo, pensavo di averti espulso dai miei sogni, te e tutti i tuoi oggetti: la molla per capelli a forma di serpente, la nikon col grandangolo, i bicchieri rubati. E invece ritorni, di prima mattina, ritorni, insieme con i disastri aerei, l’incarcerazione preventiva, la pulizia della casa. (Poi, durante il giorno, le immagini si stemperano, si diluiscono e scompaiono lasciandomi come sempre insufficiente: l’ombra dell’ombra di me stesso - pensavo camminando stamattina - che potrebbe sembrare una cosa impossibile, perché se illumini l’ombra, l’ombra scompare, e invece la mia è così densa, pensa, pensavo, che se la illumini proietta un’altra ombra più grande, più flebile, irreale)
La mummia di Raymond Carver che tengo in garage, avvolta in un lenzuolo, ieri notte ha lacrimato sangue. Càpita, alle volte. Credo lo faccia in concomitanza con altri eventi del genere. Forse per invidia. Non aprirò un santuario finchè la Comunità Europea non deciderà di finanziarmi adeguatamente. Il cero votivo a forma di testa di Lenin che sta accanto alla lampada in camera mia, invece, sta accumulando una dose interessante di polvere. Ancora un po’ e sulla testa gli si sarà formato un toupet perfetto e grigio – un diabolico tupè. I martellamenti che dalle otto e mezza fino alle sette di sera continuano imperterriti, non aiutano il mio rush finale verso una laurea che mi ha debilitato. Adesso ve lo posso dire: stanno costruendo, nell’appartamento di sopra, il tratto di ferrovia su cui passerà il treno per Yuma. - Elephant è un bel film. - Ma chi ti ha detto niente? Io volevo sapere la ricetta per… - A me, per esempio, è piaciuto molto. - Non ne dubito, ma senti: come si
Stai bene? Sì, grazie. E tu? Bene, grazie… … Sei sicura di star bene? Sì sì … … Sicura al cento per cento? Non ti senti un po’ male? No, perché? Nessun malore? Ansia? Pesantezza? Mal di testa? Nooo. Mi vuoi dire perché? Niente, no, niente… Chiedevo. … … Bruciori allo stomaco? Ulcera? No, smettila, sto bene. Tonsille? Tutto a posto con le tonsille? Ma che cazzo hai stamattina? Mi vuoi spiegare? No, mi chiedevo. Sei stanca? No. Sto lavorando. Dormito male? Incubi? Perdi i capelli? Noo. Senti le voci? vedi un’aura luminosa attorno alle persone? Ma che è, il Minnesota test? E il fegato? Tutto bene il fegato? La milza? Ma la smetti? Vene varicose? Emorr… SMETTILA! … … Ma tu, non eri juventina? … … … In effetti forse un po' di febbre ce l'ho. Mia madre ha tirato fuori dalla cassapanca le sciarpe dell’Inter, gli striscioni con su scritto Lothar Mattheus campione del Multiverso. Le ha appese al posto della bandiera della pace. Il libraio juve