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Un po’ di confusione, visti i tempi.
Alle volte ho il sospetto che certi miei amici leggano questo blog solo per sapere le nuove avventure di mia madre. Sei a casa domani? No, rispondo. E tua madre? Be’ può darsi. Mi piacerebbe scambiare due parole con Lapaola. Scusa? Pensi che posso telefonarle? A mia madre? Be’ sì, a chi se no? ... Be’ niente Lapaola per oggi. Non dice, non fa piu' niente. (A parte cinque minuti fa: "Ale", mi ha raccontato, "i curdi turchi in manifestazione cantano BellaCiao...") Lapaola, da quando è esplosa la guerra, si è appiccicata alla CNN e se la segue ventiquattro ore su 24, scuotendo la testa, camminando in giro per la casa a darmi le ultime notizie... Quindi: niente Lapaola per oggi. Ok, Marco? Puoi anche smettere di leggere qui, se ti va… Insomma lo dico? So che non dovrei dirlo, ma lo dico: a me certi pacifisti mi stanno sui maroni… sono quelli che prendono il megafono in mano e dicono cretinate Mentre venivamo qua una signora su una porche ha suonato il clacson, vi rendete conto? Come se fosse tutto normale, vi rendete conto porcaputtana certo che ce ne rendiamo conto, non saremmo in manifestazione se non ce ne rendessimo conto, eppoi una porche chi ti crede, potevi inventartela meglio la balla, stai un po’ zitto, sta, che così sì, che non sembra tutto normale Ma questi? fa un tipo che conosco, che m’è pure simpatico, e passa di lì per caso Non hanno nulla da fare questi? Be’ io sono con loro, dico. E lui sta zitto. Una tipa mi sorride. Ma mi giro un attimo e lei non c’è più. Era pure carina. Insomma ho passato qualche giorno a chiedermi cosa scrivere nell’intestazione del sito, so che non ve ne frega un cazzo a nessuno, quindi saltate tutta questa parte riprendete dal prossimo “Insomma”, l’ho messo in grassetto così lo vedete più facilmente. La citazione dicevo: c’erano due possibilità: una era follìa di morte non si placa a poco / prezzo. se poco è il lampo del tuo sguardo, / ma domanda altri fuochi… che io lo so che tutti i miei amici sanno già da dove l’ho recuperata, che ormai non ne possono più con sta storia della mia tesi, che perfino gus lo sa, che non lo conosco figuriamoci ,ci mette due minuti, allora ho scelto l’altra, che credo – ma probabilmente mi sbaglio – possa riconoscere solo una persona, che non so se legge questo blog, anche se mi piacerebbe. Insomma a un certo punto lei mi dice: stiamo sbagliando strada. No, le dico. Sì, fa lei. E’ mattina e siamo intontiti. Stiamo camminando. Scommettiamo, dico. Ok, dice. Se vinco io, dice, mi fai leggere la lettera che mi hai scritto e non mi hai spedito. Ok, dico, se vinco io però mi fai toccare le tette. Ride. Guarda che non sto mica scherzando, dico. Ride. Non so perché non mi prende mai sul serio quando dico queste cose. (Marco, sei arrivato fin qui? Anche tu, Ducc? Be’ devo insistere: io e lei siamo solo amici. No, sul serio. Lo so che non ci credete. Ma ve lo devo dire? Ve lo dico: lei ha un altro tipo. Ecco. L’ho detto.)
Insomma, in tempo di guerra, Brekane ha sempre gli stessi problemi del cazzo.

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UNA QUESTIONE DI LESSICO (ovvero: e mo' che faccio? cambio nome?) Dove si scopre che il limite della propria cialtroneria è sempre un po' più in là rispetto a dove lo si sospetti. (tratto da questi commenti al blog di giuliomozzi ) (...) Brèkane. Chissà dove ha preso quel nome da cattivo di cartone animato giapponese tipo Goldrake. Posted by Raspberry at 21.07.04 01:41 Ehm, be', il nome... il cattivo di un cartone animato giapponese ancora non me l'aveva detto nessuno... comunque, brekane (o meglio "breccane") è la parola veneta per ortiche. In sè non vuol dire nulla, ma qui "andare a breccane" significa - oltre che "andare così lontano che ci sono solo le ortiche", cioè (con un'altra perfetta locuzione locale) "andare in tanta mona" - anche "divagare, uscire dal discorso". Posted by brekane at 21.07.04 08:52 Ma le brecane non sono le eriche selvatiche? Posted by Mro at 21.07.04 18:36 o
Novembre 1936 – paul éluard (traduzione: Franco Fortini) Guardateli al lavoro i costruttori di macerie sono ricchi pazienti neri ordinati idioti ma fanno quel che possono per esser soli al mondo stanno agli orli dell’uomo e lo colmano di sterco piegano fino a terra palazzi senza capo. A tutto ci si abitua ma a questi uccelli di piombo no ma non al loro odio per tutto quel che luccica non a lasciarli passare. Parlate del cielo e il cielo si vuota poco ci importa l’autunno i nostri padroni hanno pestato i piedi noi l’abbiamo dimenticato l’autunno dimenticheremo i padroni. Città secca oceano d’una goccia scampata di un unico diamante coltivato alla luce Madrid città fraterna a chi ha patito lo spaventoso bene che nega essere esempio a chi ha patito l’angoscia indispensabile perché splenda quel bene. E alla sua verità salga la bocca raro alito sorriso come rotta catena e l’uomo liberato dal suo passato assurdo levi innanzi ai fratelli un volto eguale