Così, in definitiva, mi dico che la mia inerzia - la mia inerzia umana, mentale, sentimentale, sessuale etc. - è semplicemente un sottoprodotto della mia inerzia fisica, del mio completo e totale rilassamento, di questo senso di fluttuazione che mi circonda e che mi dice, ogniqualvolta io tenti una qualsiasi mossa, mi dice: "ma che fai?", "ma dove vai?", "tanto è inutile", "ma che ti agiti?", "ma torna aqquà" - essendo aqquà il divano o il letto o la vasca da bagno o il pavimento o qualsiasi altra superficie orizzontale (tavolo, scaffale della libreria, marciapiede, etc.), o con pendenza pressocchè nulla. Questo stato oblomoviano - che si autoalimenta e mi rende facile preda delle mire di espansione del divano (il quale divano ho scoperto avere piani ben precisi su come dovrebbe essere il reale assetto gerarchico della casa) - è la vera fonte della mia immobilità, mi dico convinto, convicendomi.
(continua, questa volta sì)
(continua, questa volta sì)