Lei è molto bella. Per tutta la sera mi chiede:
- Ma davvero non ti sto sul cazzo?
- No – rispondo – è che sono molto timido.
- Sì, questo me l’hai già detto; ma allora non ti sto sul cazzo, vero?
Lui ha la testa ad uovo e sembra un lottatore di wrestling. Qualcosa con un nome tipo: “La montagna mascherata” o “la morte rossa”. Da quello che ne so si sono lasciati da qualche mese.
Siamo in una villa sui colli, un posto sperduto con un prato e un panorama. Lei a un certo punto scompare con un tipo che mi sembra piuttosto scialbo. “La morte rossa” si siede a gambe incrociate sul prato, con lo sguardo fisso dove lei si è infrattata. Qualcuno gli si siede accanto, lui dice: - No, è meglio che non ti metti qua.
Aspetto. Osservo. Lei e lo scialbo ricompaiono. E’ strano, in quella zona del prato adesso ci sono solo loro: dieci minuti fa era piena di gente… Lui si butta sull’altro per menarlo, lei si mette in mezzo un paio di volte, poi riesce ad allontanarlo. Non li vedo più. lo scialbo rimane da solo sul prato.
Decido di fare qualcosa. Sono abbastanza sbronzo da voler salvare il mondo. Voglio mettermi in mezzo. Mi allontano e li cerco in zone del prato deserte. Trovo una scala di pietra che porta nel nulla. Faccio un paio di gradini. Mi fermo, ascolto. Non un rumore. Faccio un passo, scivolo.
Col culo cado perfettamente sullo spigolo.
Mi fermo. Riprendo fiato.
E’ la seconda volta che mi faccio veramente male questo mese, e tutto da solo.
Vorrà dire qualcosa, penso.
Respiro.
Quando ci salutiamo lei mi dice:
- Sono contenta che non ti stavo sul cazzo.
- No è che sono molto timido.
Era da tanto che non bevevo così tanto.
Il giorno dopo, sull’argine del Piovego, delle signore slave si tagliavano i capelli l’una all’altra
- Ma davvero non ti sto sul cazzo?
- No – rispondo – è che sono molto timido.
- Sì, questo me l’hai già detto; ma allora non ti sto sul cazzo, vero?
Lui ha la testa ad uovo e sembra un lottatore di wrestling. Qualcosa con un nome tipo: “La montagna mascherata” o “la morte rossa”. Da quello che ne so si sono lasciati da qualche mese.
Siamo in una villa sui colli, un posto sperduto con un prato e un panorama. Lei a un certo punto scompare con un tipo che mi sembra piuttosto scialbo. “La morte rossa” si siede a gambe incrociate sul prato, con lo sguardo fisso dove lei si è infrattata. Qualcuno gli si siede accanto, lui dice: - No, è meglio che non ti metti qua.
Aspetto. Osservo. Lei e lo scialbo ricompaiono. E’ strano, in quella zona del prato adesso ci sono solo loro: dieci minuti fa era piena di gente… Lui si butta sull’altro per menarlo, lei si mette in mezzo un paio di volte, poi riesce ad allontanarlo. Non li vedo più. lo scialbo rimane da solo sul prato.
Decido di fare qualcosa. Sono abbastanza sbronzo da voler salvare il mondo. Voglio mettermi in mezzo. Mi allontano e li cerco in zone del prato deserte. Trovo una scala di pietra che porta nel nulla. Faccio un paio di gradini. Mi fermo, ascolto. Non un rumore. Faccio un passo, scivolo.
Col culo cado perfettamente sullo spigolo.
Mi fermo. Riprendo fiato.
E’ la seconda volta che mi faccio veramente male questo mese, e tutto da solo.
Vorrà dire qualcosa, penso.
Respiro.
Quando ci salutiamo lei mi dice:
- Sono contenta che non ti stavo sul cazzo.
- No è che sono molto timido.
Era da tanto che non bevevo così tanto.
Il giorno dopo, sull’argine del Piovego, delle signore slave si tagliavano i capelli l’una all’altra