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Lei è molto bella. Per tutta la sera mi chiede:
- Ma davvero non ti sto sul cazzo?
- No – rispondo – è che sono molto timido.
- Sì, questo me l’hai già detto; ma allora non ti sto sul cazzo, vero?

Lui ha la testa ad uovo e sembra un lottatore di wrestling. Qualcosa con un nome tipo: “La montagna mascherata” o “la morte rossa”. Da quello che ne so si sono lasciati da qualche mese.
Siamo in una villa sui colli, un posto sperduto con un prato e un panorama. Lei a un certo punto scompare con un tipo che mi sembra piuttosto scialbo. “La morte rossa” si siede a gambe incrociate sul prato, con lo sguardo fisso dove lei si è infrattata. Qualcuno gli si siede accanto, lui dice: - No, è meglio che non ti metti qua.
Aspetto. Osservo. Lei e lo scialbo ricompaiono. E’ strano, in quella zona del prato adesso ci sono solo loro: dieci minuti fa era piena di gente… Lui si butta sull’altro per menarlo, lei si mette in mezzo un paio di volte, poi riesce ad allontanarlo. Non li vedo più. lo scialbo rimane da solo sul prato.

Decido di fare qualcosa. Sono abbastanza sbronzo da voler salvare il mondo. Voglio mettermi in mezzo. Mi allontano e li cerco in zone del prato deserte. Trovo una scala di pietra che porta nel nulla. Faccio un paio di gradini. Mi fermo, ascolto. Non un rumore. Faccio un passo, scivolo.
Col culo cado perfettamente sullo spigolo.
Mi fermo. Riprendo fiato.
E’ la seconda volta che mi faccio veramente male questo mese, e tutto da solo.
Vorrà dire qualcosa, penso.
Respiro.

Quando ci salutiamo lei mi dice:
- Sono contenta che non ti stavo sul cazzo.
- No è che sono molto timido.

Era da tanto che non bevevo così tanto.

Il giorno dopo, sull’argine del Piovego, delle signore slave si tagliavano i capelli l’una all’altra

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UNA QUESTIONE DI LESSICO (ovvero: e mo' che faccio? cambio nome?) Dove si scopre che il limite della propria cialtroneria è sempre un po' più in là rispetto a dove lo si sospetti. (tratto da questi commenti al blog di giuliomozzi ) (...) Brèkane. Chissà dove ha preso quel nome da cattivo di cartone animato giapponese tipo Goldrake. Posted by Raspberry at 21.07.04 01:41 Ehm, be', il nome... il cattivo di un cartone animato giapponese ancora non me l'aveva detto nessuno... comunque, brekane (o meglio "breccane") è la parola veneta per ortiche. In sè non vuol dire nulla, ma qui "andare a breccane" significa - oltre che "andare così lontano che ci sono solo le ortiche", cioè (con un'altra perfetta locuzione locale) "andare in tanta mona" - anche "divagare, uscire dal discorso". Posted by brekane at 21.07.04 08:52 Ma le brecane non sono le eriche selvatiche? Posted by Mro at 21.07.04 18:36 o
Novembre 1936 – paul éluard (traduzione: Franco Fortini) Guardateli al lavoro i costruttori di macerie sono ricchi pazienti neri ordinati idioti ma fanno quel che possono per esser soli al mondo stanno agli orli dell’uomo e lo colmano di sterco piegano fino a terra palazzi senza capo. A tutto ci si abitua ma a questi uccelli di piombo no ma non al loro odio per tutto quel che luccica non a lasciarli passare. Parlate del cielo e il cielo si vuota poco ci importa l’autunno i nostri padroni hanno pestato i piedi noi l’abbiamo dimenticato l’autunno dimenticheremo i padroni. Città secca oceano d’una goccia scampata di un unico diamante coltivato alla luce Madrid città fraterna a chi ha patito lo spaventoso bene che nega essere esempio a chi ha patito l’angoscia indispensabile perché splenda quel bene. E alla sua verità salga la bocca raro alito sorriso come rotta catena e l’uomo liberato dal suo passato assurdo levi innanzi ai fratelli un volto eguale