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- Pronto? Parlo con Alessandro L.?
- Sì, chi parla?

È pieno di gente, il cinema. Pieno di teste che coprono lo schermo. Davanti a te un tipo biondo, capelli rasati, sposta il peso da una chiappa all'altra, ritmicamente, ogni dieci minuti. Sposta il peso e -prot!- scoreggia. Piccole scoreggie che non si noterebbero, se solo non le facesse nei momenti silenziosi del film e se talvolta le zaffate solforiche dei suoi miasmi tossici non ti circondassero -prot!- stagnando attorno a te. I suoi vicini di posto sembrano non accorgersi di nulla. Evidentemente il vento spira solo verso il retro della sala. Oppure sono solo molto (molto) educati.
- Scusa? ma hai problemi di fegato? - gli chiedi all'uscita.
- No. Ma tu, chi sei? - dice.
- Magari è lo stomaco, allora - dici - conosco un buon gastroenterologo, sai? È mio cugino... Se vuoi ti dò il numero... -
- Ci conosciamo? - (prot)
- Ti ho sentito! -
- Cosa? - (prot prot)
- Ti ho sentito! Stai scureggiando! Ragazzi! Sta scureggiando! -
Si guarda intorno: - No, ma non... (prot) no, io... -
- Addosso allo scureggione! - urla qualcuno da dietro. - Dagli allo scureggione! - grida un tipo con una fiaccola accesa in una mano e un forcone nell'altra.
Cercate di assalirlo, ma (prot) è decisamente più veloce di voi.
- Dei reattori così - dice il tipo col forcone e un cappello di paglia in testa - neanche sul concorde li ho mai visti. -

- Sono Carlo C. Buongiorno.
- Buongiorno.
- Lei ha lasciato un annuncio al supermercato Super di via Umberto?
- Sì. Le servono ripetizioni di italiano?

Lettera aperta a Jim Jarmush
Jim, diobono, Jim. Jim, guarda, lo sai che io ti apprezzo, lo sai. Te lo ricordi, vero? Che ti ho difeso quando dicevano che Ghost Dog era una puttanata e invece io no, vero? E lo sai che Taxisti di notte l'ho visto tutto tutto anche se mi sembrava un film imbarazzante, no? Jim. Jim. Jimbo. No, lo sai, no? Ti sostengo, mi piaci. Ma non puoi sfracellarmi i coglioni così, non puoi non puoi non puoi non puoi. Jim, sì, capisco, il caffè, le sigarette, l'incomunicabilità, l'assurdità dei rapporti sociali, l'orrore del mondo dello spettacolo, gli scacchi, Beckett... Jim, sì, capisco, il cinema indipendente, sì, hai un sacco di amici fichi, sì, ho capito, sì, ma due ore così... volevo veramente spararmi un colpo, Jim. Diobuono Jim, riprenditi, porcocazzo.
Un abbraccio,
Ale
P.s. non è che ti servono ripetizioni di italiano?

- No, non mi servono ripetizioni. Senta. Ha ricevute molte telefonate?
- No, nessuna.
- Lo sospettavo, sa? Non è stato preso nessun bigliettino col suo numero.
- Mi scusi, le servono ripetizioni di inglese, allora?
- No, guardi, non mi servono ripetizioni.
- Non capisco. Cosa vuole?
- Sì, ecco, veniamo al punto: sono il direttore del supermercato Super... siamo un po' a corto di personale...
- Ah.
- No, è che i laureati in lettere... capisce, no?
- No.
- Giusto... non è che le andrebbe di fare il magazziniere? Guardi che le insegnamo a guidare anche il muletto, eh?
- Se posso essere sincero: no.
- Se posso essere sincero anch'io: non troverà un posto migliore.
- Grazie, ma...
- E il banco del pesce? Guardi che lì abbiamo anche una laureata in matematica, sa?
- No, è che...
- Ho capito, ho capito. Lei punta in alto. I salumi. Le offro un posto al banco dei salumi. Che ne dice? Assieme a un laureato in scienze politiche con master in diritti umani e una laureata in economia con dottorato e master in marketing avanzato. Guardi che non le capiterà più un'occasione così.
- ...
- Allora? Cosa ne dice? Provi a immaginarsi vestito da salumiere. Immagini!
- Be'.
- La cuffia, il grembiule... Il fascino dell'uniforme... So che è sensibile a questi temi...
- Ecco, io...
- Valuti i lati positivi! Un posto sicuro, un ambiente sano, nuove conoscenze!
- Ci posso pensare?
- Ci pensi, ma per poco, che il reparto salumi è molto richiesto, eh? Ho una coda lunga un chilometro. Arrivederci.
- Arrivederci.
- Aspetto una sua chiamata. Ma si sbrighi!
- Sì, arrivederci.
- Arrivederci. Mi chiami!
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UNA QUESTIONE DI LESSICO (ovvero: e mo' che faccio? cambio nome?) Dove si scopre che il limite della propria cialtroneria è sempre un po' più in là rispetto a dove lo si sospetti. (tratto da questi commenti al blog di giuliomozzi ) (...) Brèkane. Chissà dove ha preso quel nome da cattivo di cartone animato giapponese tipo Goldrake. Posted by Raspberry at 21.07.04 01:41 Ehm, be', il nome... il cattivo di un cartone animato giapponese ancora non me l'aveva detto nessuno... comunque, brekane (o meglio "breccane") è la parola veneta per ortiche. In sè non vuol dire nulla, ma qui "andare a breccane" significa - oltre che "andare così lontano che ci sono solo le ortiche", cioè (con un'altra perfetta locuzione locale) "andare in tanta mona" - anche "divagare, uscire dal discorso". Posted by brekane at 21.07.04 08:52 Ma le brecane non sono le eriche selvatiche? Posted by Mro at 21.07.04 18:36 o
Novembre 1936 – paul éluard (traduzione: Franco Fortini) Guardateli al lavoro i costruttori di macerie sono ricchi pazienti neri ordinati idioti ma fanno quel che possono per esser soli al mondo stanno agli orli dell’uomo e lo colmano di sterco piegano fino a terra palazzi senza capo. A tutto ci si abitua ma a questi uccelli di piombo no ma non al loro odio per tutto quel che luccica non a lasciarli passare. Parlate del cielo e il cielo si vuota poco ci importa l’autunno i nostri padroni hanno pestato i piedi noi l’abbiamo dimenticato l’autunno dimenticheremo i padroni. Città secca oceano d’una goccia scampata di un unico diamante coltivato alla luce Madrid città fraterna a chi ha patito lo spaventoso bene che nega essere esempio a chi ha patito l’angoscia indispensabile perché splenda quel bene. E alla sua verità salga la bocca raro alito sorriso come rotta catena e l’uomo liberato dal suo passato assurdo levi innanzi ai fratelli un volto eguale