Questa storia - che non è un granché - comincia con un giornalaio e finisce con il protocollo di Kyoto. In mezzo: l'esplosione di una cerniera lampo. Non un'esplosione qualsiasi: la cerniera dei tuoi pantaloni - esplodendo senza motivo, con un PUM smorzato mentre pedali - lascia entrare aria freddissima tra le mutande senza che tu possa fare niente. Nel frattempo, continui a pensare che stai oltrepassando la soglia della tua deficienza e se anche senti di condividere il messaggio che ti è arrivato al cellulare (che dice più o meno: "le ragazze sono sempre le ragazze", ma lo fa più poeticamente, con una sineddoche - una parte per il tutto, come quando si dice tela per dire quadro - e in questo caso la parte femminile in questione non è il piede), non riesci a sottoscriverne l'ottimismo di fondo. Intanto, in autostrada, si vedono i fumi delle fabbriche e le luci notturne, e tu abbassi il finestrino e urli, sporgendoti fino all'ombelico, schivando col busto i camion che ti sfiorano: "E il protocollo di Kyoto? Dove lo mettiamo il protocollo di Kyoto?"... no, questa era la fine. Ricominciamo: il giornalaio ti si affianca mentre sbirci le riviste di computer. Ha il braccio sinistro alzato, teso, leggermente inclinato, la mano aperta. Dice: "Heeeeeeil Hitleeer!", poi si mette a ridere. "Bravo, bravo", gli dici, "Dammi il manifesto, va'". Lui sghignazza, ti passa il giornale, dice: "E pensare che anche Mussolini era socialista, prima, no?" Alzi le spalle. "E Mazzini? Anche Mazzini era socialista?", chiede. "Più o meno", dici. "Ma pensa.", dice lui, mentre esci, "E Cavour? E Pietro Micca? E Macchiavelli? E Cesare Borgia? E gli Scrovegni? Erano socialisti gli Scrovegni? E i guelfi? E Dante? E Bonifacio VIII? E i ghibellini? E Federico II? E il notaro? E..."
Scappi prima che arrivi a Muzio Scevola.
Scappi prima che arrivi a Muzio Scevola.