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Fottiti, dico al cielo, fottiti e vaffanculo e fottiti, merda di cielo, e fottetevi, dico alle nuvole, alle gocce che mi sommergono, fottetevi, affanculo, merda di pioggia, cesso di tempo del cesso, schifo di temporale che ribadisci le partenze coi cataclismi. E il cielo si apre, le nuvole si aprono, e le gocce continuano a scendere mentre delle voci del cazzo dal cielo mi dicono Ma se ti abbiamo anche risparmiato la grandine... Fottetevi voci del cazzo, fottetevi, fottetevi, dico pendalando sotto la pioggia, fottetevi, cazzo merda figa, fottetevi... Ti abbiamo anche avvertito coi lampi dice il cielo aperto ti abbiamo avvertito con la foschia, o credevi che fosse solo il caldo? Non avrai mica creduto a quella storia del caldo che genera lampi, vero? Fttttvffttvffculofft, dico tra i denti. Cerco di non lasciare scivolare l'impermeabile verdino (un sacchetto della spazzatura col cappuccio): Ftttvffftttvfffculo! Tengo il cappuccio tra i denti, il sapore della plastica si mischia a quello del vino, vedo come attraverso una lente sgocciolante e appannata le luci dei lampioni, la strada che si confonde con le case e le barriere dei lavori in corso, la rotaia del tram. E il cielo si richiude, le nuvole si addensano sopra di me, le gocce si ingrossano, trapassano l'impermeabile, le voci ridacchiano di questo mio ricondurre gli eventi atmosferici a didascalie idiote di ciò che vivo, mentre io torno a casa insultando (ffffffttttttttttvfffffnculo!), bagnandomi e pensando agli aerei, ai temporali e ai vini siciliani...

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UNA QUESTIONE DI LESSICO (ovvero: e mo' che faccio? cambio nome?) Dove si scopre che il limite della propria cialtroneria è sempre un po' più in là rispetto a dove lo si sospetti. (tratto da questi commenti al blog di giuliomozzi ) (...) Brèkane. Chissà dove ha preso quel nome da cattivo di cartone animato giapponese tipo Goldrake. Posted by Raspberry at 21.07.04 01:41 Ehm, be', il nome... il cattivo di un cartone animato giapponese ancora non me l'aveva detto nessuno... comunque, brekane (o meglio "breccane") è la parola veneta per ortiche. In sè non vuol dire nulla, ma qui "andare a breccane" significa - oltre che "andare così lontano che ci sono solo le ortiche", cioè (con un'altra perfetta locuzione locale) "andare in tanta mona" - anche "divagare, uscire dal discorso". Posted by brekane at 21.07.04 08:52 Ma le brecane non sono le eriche selvatiche? Posted by Mro at 21.07.04 18:36 o
Novembre 1936 – paul éluard (traduzione: Franco Fortini) Guardateli al lavoro i costruttori di macerie sono ricchi pazienti neri ordinati idioti ma fanno quel che possono per esser soli al mondo stanno agli orli dell’uomo e lo colmano di sterco piegano fino a terra palazzi senza capo. A tutto ci si abitua ma a questi uccelli di piombo no ma non al loro odio per tutto quel che luccica non a lasciarli passare. Parlate del cielo e il cielo si vuota poco ci importa l’autunno i nostri padroni hanno pestato i piedi noi l’abbiamo dimenticato l’autunno dimenticheremo i padroni. Città secca oceano d’una goccia scampata di un unico diamante coltivato alla luce Madrid città fraterna a chi ha patito lo spaventoso bene che nega essere esempio a chi ha patito l’angoscia indispensabile perché splenda quel bene. E alla sua verità salga la bocca raro alito sorriso come rotta catena e l’uomo liberato dal suo passato assurdo levi innanzi ai fratelli un volto eguale