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Dovrei intitolare questo blog: Le mie avventure dal giornalaio.

Anche oggi mi sveglio incazzato. Ho fatto brutti sogni e ho dormito male. Esco appena vestito.
Il giornalaio non aspetta neppure che io apra bocca e mi passa l’Unità. Poi dice: “Ci sono due cazzi che si incontrano…” Non ho capito bene: “Cosa?” gli faccio. “Ci sono due cazzi che si incontrano” No. Non ho capito bene di nuovo, ma annuisco e lo lascio proseguire: “All’Università, si incontrano. E uno dice: ti vedo un po’ teso. Eh sì, fa l’altro, tra poco ho un esame orale.” Sghignazza.
Io (stronzo fino al midollo): “L’avevo già sentita.” dico.
“Ah, sì?” fa lui, sempre col sorriso. Poi incrocia le braccia e aspetta che gli racconti una barzelletta pure io.
Aspetta, aspetta pure.

Da tre settimane cerco un libro per un esame: Nievo: Il Novelliere Campagnuolo Ho girato tutte le librerie di Padova. L’ho ordinato e riordinato in giro. Un libraio mi ha detto: “Io sono cinquant’anni che lavoro qui e questo libro non l’ho mai sentito.”
Ah benon, ciò.
Io la mia buona volontà ce l’ho messa, SIAE di merda. Così stamattina, che stranamente non ho voglia di studiare, vado a farmi le fotocopie in facoltà. Ci vado a piedi. Passo per il parco. E’ pieno di gente: sul prato ci sono solo coppie che fiondano. Eh, la primavera…
Ci saranno 40 gradi all’ombra: al mio fianco, nella corsia delle biciclette, c’è una vecchia con un cappotto di cammello di quelli pesantissimi. Questa vecchia continua a brontolare con le biciclette che la sorpassano: “Imbecilli! Questa è la corsia dei pedoni!” continua e continua.
“No” le dico, indicando dove sono io “E’ questa la corsia dei pedoni.”
Lei mi guarda, e invece di rispondermi: “Ma tu, i cazzi tuoi, mai?” si azzittisce e si sposta.
Sono soddisfazioni.

Spendo i miei ultimi 5 euro per le fotocopie: non mi bastano neppure per tutto il libro: ne faccio solo metà. Decido di andare in aula studio per vedere se c’è una mia amica. Prima passo davanti a una libreria che non avevo considerato nella mia ricerca del maledetto Nievo. Ci entro.
E’ proprio il caso che vada avanti?
Il Novelliere Campagnuolo è lì che mi guarda. Costa esattamente quanto ho speso per le fotocopie.
E poi la gente si stupisce perché sono un po’ cinico.

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UNA QUESTIONE DI LESSICO (ovvero: e mo' che faccio? cambio nome?) Dove si scopre che il limite della propria cialtroneria è sempre un po' più in là rispetto a dove lo si sospetti. (tratto da questi commenti al blog di giuliomozzi ) (...) Brèkane. Chissà dove ha preso quel nome da cattivo di cartone animato giapponese tipo Goldrake. Posted by Raspberry at 21.07.04 01:41 Ehm, be', il nome... il cattivo di un cartone animato giapponese ancora non me l'aveva detto nessuno... comunque, brekane (o meglio "breccane") è la parola veneta per ortiche. In sè non vuol dire nulla, ma qui "andare a breccane" significa - oltre che "andare così lontano che ci sono solo le ortiche", cioè (con un'altra perfetta locuzione locale) "andare in tanta mona" - anche "divagare, uscire dal discorso". Posted by brekane at 21.07.04 08:52 Ma le brecane non sono le eriche selvatiche? Posted by Mro at 21.07.04 18:36 o
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