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Alle otto di mattina mia madre fa il soffritto.
Ti sembra l'ora? con gli occhi che sembrano porcini.

(Un ritorno delle tre di notte,
in una sera con trenta centesimi in tasca,
a mangiare bagigi dicendo non ho fame.

E in effetti non avevo fame)

Sei arrabbiato?
Io?
Sei depresso?
Sempre, no?
E oggi? Non studi?
Eccheccazzo.

Aspetto che un giorno la mia tesi si gonfi da sola.

Il tempo passato e il tempo futuro
Ciò che poteva essere e ciò che è sempre stato
Tendono a un solo fine, che è sempre presente


T.S. Eliot.

Non che centri qualcosa con tutto questo.
Avevo solo il libro aperto a caso qua davanti.

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UNA QUESTIONE DI LESSICO (ovvero: e mo' che faccio? cambio nome?) Dove si scopre che il limite della propria cialtroneria è sempre un po' più in là rispetto a dove lo si sospetti. (tratto da questi commenti al blog di giuliomozzi ) (...) Brèkane. Chissà dove ha preso quel nome da cattivo di cartone animato giapponese tipo Goldrake. Posted by Raspberry at 21.07.04 01:41 Ehm, be', il nome... il cattivo di un cartone animato giapponese ancora non me l'aveva detto nessuno... comunque, brekane (o meglio "breccane") è la parola veneta per ortiche. In sè non vuol dire nulla, ma qui "andare a breccane" significa - oltre che "andare così lontano che ci sono solo le ortiche", cioè (con un'altra perfetta locuzione locale) "andare in tanta mona" - anche "divagare, uscire dal discorso". Posted by brekane at 21.07.04 08:52 Ma le brecane non sono le eriche selvatiche? Posted by Mro at 21.07.04 18:36 o...
Se una notte d'inverno lo spazzolino elettrico di tuo figlio si anima di vita propra senza nessun apparente motivo e tu e tua moglie vi trovate in bagno, assonnati, per capire da dove proviene quella vibrazione e in quel momento, dallo scarico del lavandino un gorgoglio rauco esala una risata che richiama alla memoria una brutta storia mai del tutto chiusa, allora, ecco, forse qualcosa si sta agitando; ma non qui: di qua . So che non dovrei farlo.