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- Ale? E’ ora.
- Cosa?
- Dobbiamo andare. Ci aspettano.
- …
- Ale?
- … mmm…
- E’ tardi…
- … fa freddo…
- Sì, ma dobbiamo andare…
- … ma piove…
- E’ tardi! Dài, muoviti!
- Ahia!

Da due giorni, alle otto di sera, suona la sirena del palazzo di fronte. Tua madre sgambetta in giro come impazzita, chiama i vigili, la vigilanza.
La sirena si spegne. Lei si siede. La sirena riprende. Lei si frenetizza.
Tutto questo dura più o meno quindici minuti.
Non sai mai, quando si spegne, se essere contento per la fine dello strazio o se stare in tensione perché prima o poi riprenderà. Di solito vince la tensione.

- Ale? Non c’è nessuno…
- Ci sarà traffico.

Piove una pioggia fortissima, praticamente un fiume. La pioggia non scivola sull’ombrello, lo attraversa, attraversa i vestiti, la pelle; attraversa i muscoli, le ossa; poi di nuovo i muscoli e la pelle e i vestiti.

- Ma è tardi, e non c’è nessuno!
- Ma sì, adesso arrivano a prenderci.
- …
- Ale?
- Eh?
- Sono le dieci meno un quarto…
- Sì.
- Ale?
- Eh.
- L’appuntamento.
- Cosa.
- Era alle undici meno un quarto.
- …
- …
- Ah.

A te, Eluard... sì, be’ diciamo che ti piace. Ti ricorda: il pronto soccorso, una cicatrice, le gocce di sangue che colano dalla fasciatura e una certa intimità.

Ci sono questi due versi:
Et je ne sais plus tant je t’****
Lequel de nous deux est absent.

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UNA QUESTIONE DI LESSICO (ovvero: e mo' che faccio? cambio nome?) Dove si scopre che il limite della propria cialtroneria è sempre un po' più in là rispetto a dove lo si sospetti. (tratto da questi commenti al blog di giuliomozzi ) (...) Brèkane. Chissà dove ha preso quel nome da cattivo di cartone animato giapponese tipo Goldrake. Posted by Raspberry at 21.07.04 01:41 Ehm, be', il nome... il cattivo di un cartone animato giapponese ancora non me l'aveva detto nessuno... comunque, brekane (o meglio "breccane") è la parola veneta per ortiche. In sè non vuol dire nulla, ma qui "andare a breccane" significa - oltre che "andare così lontano che ci sono solo le ortiche", cioè (con un'altra perfetta locuzione locale) "andare in tanta mona" - anche "divagare, uscire dal discorso". Posted by brekane at 21.07.04 08:52 Ma le brecane non sono le eriche selvatiche? Posted by Mro at 21.07.04 18:36 o
Novembre 1936 – paul éluard (traduzione: Franco Fortini) Guardateli al lavoro i costruttori di macerie sono ricchi pazienti neri ordinati idioti ma fanno quel che possono per esser soli al mondo stanno agli orli dell’uomo e lo colmano di sterco piegano fino a terra palazzi senza capo. A tutto ci si abitua ma a questi uccelli di piombo no ma non al loro odio per tutto quel che luccica non a lasciarli passare. Parlate del cielo e il cielo si vuota poco ci importa l’autunno i nostri padroni hanno pestato i piedi noi l’abbiamo dimenticato l’autunno dimenticheremo i padroni. Città secca oceano d’una goccia scampata di un unico diamante coltivato alla luce Madrid città fraterna a chi ha patito lo spaventoso bene che nega essere esempio a chi ha patito l’angoscia indispensabile perché splenda quel bene. E alla sua verità salga la bocca raro alito sorriso come rotta catena e l’uomo liberato dal suo passato assurdo levi innanzi ai fratelli un volto eguale