Passa ai contenuti principali
La maratona è finita, in Prato della Valle c’è il concerto di Alexia, Tiziano Ferro, e altre amenità; la gente arriva a ondate di gruppuscoli da tre quattro persone - tu e A. siete in piazza S. a giocare a frisbee e vi interrompete ogni due secondi per lasciar passare le persone: a volte, invece, cercate di colpire apposta i passanti alle gambe (poi dite, spalancando gli occhi, oh mi scusi, oh scusa non l’ho fatto apposta) Poi la piazza si svuota, siete solo voi due, alle dieci e mezza: le birre comprate al ristorante cinese sono finite, e tu allora, correndo, ti allontani per allungare i tiri, ma mentre corri senti il frisbee che ti colpisce dritto sulla nuca, giusto giusto sopra il collo.
Ti giri: Be’? Non potevi aspettare?
Dice: Cosa?
Ti massaggi il collo e intanto vedi che il frisbee ce l’ha A. in mano e guardi a terra e non c’è niente, niente ti ha colpito.

Ma allora questa SARS? dice il giornalaio che ancora dopo anni non ha capito due cose fondamentali: 1. che tu NON sei un medico, 2. che di prima mattina non è il caso di rivolgerti la parola aspettandosi risposte sintatticamente comprensibili.
Come facciamo con questa SARS?
Tu rispondi: Mah fuori, sento di talvolta malinconia, mi giorno, posto. Lui dice: Sì, la fai facile, tu. Qui ad autunno saremo tutti contagiati. Tu, guardando le videocassette di cinema giapponese dai titoli improbabili: Be’, ci caso un tocco mi, io vaccino sarà maroni, intanto. Le sue orecchie cominciano ad arrossarsi: Ma se uno la scopre in tempo… Eh, gli antibiotici: fanno effetto o dipende da come uno reagisce? Tu, affascinato dal perfetto rossore delle sue orecchie, né troppo rosa, né troppo viola:Ma, solo, sempre, dipende, credo, antibiotici, non. Lui chiude il giornale, si alza in piedi, vibra un poco le orecchie, e comincia: Questi medici! I medici! Ah questi medici del mondo! dice gesticolando I medici del mondo che sono tutti in contatto via internet! Miliardi di medici in contatto! batte un piede, Questi medici, questi medici di tutto il mondo, miliardi di medici in contatto via internet, non possono? Non possono trovarsi tutti assieme un giorno questi miliardi di medici mondiali? ti sembra che la sua fronte si stia espandendo, dilatando, si faccia più alta; lui tira indietro le spalle, alza il dito indice della mano destra: Tutti questi medici! Ah! Ah! Oh! Oh! Miliardi di medici! Nel mondo! In contatto! Che si incontrino! faccia a faccia! e che trovino una soluzione! Medici! MEDICI! Miliardi di medici! Nel mondo! Entra un cliente, un vecchio con un cappello color smog, compra Libero e se ne va. Il giornalaio si siede, riapre il giornale, tu hai perso l’occasione per uscire prima di subire il fatidico coinvolgimeno: Eh, che ne dici? Non potrebbero incontrarsi tutti assieme? Le sue orecchie sono sul bianco, ora.

Al bar, ascolti la conversazione di un ragazzo che dice a un’amica che gli piacerebbe essere schiaccato. Da un piede gigantesco. Il piede di un gigante.

Post popolari in questo blog

UNA QUESTIONE DI LESSICO (ovvero: e mo' che faccio? cambio nome?) Dove si scopre che il limite della propria cialtroneria è sempre un po' più in là rispetto a dove lo si sospetti. (tratto da questi commenti al blog di giuliomozzi ) (...) Brèkane. Chissà dove ha preso quel nome da cattivo di cartone animato giapponese tipo Goldrake. Posted by Raspberry at 21.07.04 01:41 Ehm, be', il nome... il cattivo di un cartone animato giapponese ancora non me l'aveva detto nessuno... comunque, brekane (o meglio "breccane") è la parola veneta per ortiche. In sè non vuol dire nulla, ma qui "andare a breccane" significa - oltre che "andare così lontano che ci sono solo le ortiche", cioè (con un'altra perfetta locuzione locale) "andare in tanta mona" - anche "divagare, uscire dal discorso". Posted by brekane at 21.07.04 08:52 Ma le brecane non sono le eriche selvatiche? Posted by Mro at 21.07.04 18:36 o
Novembre 1936 – paul éluard (traduzione: Franco Fortini) Guardateli al lavoro i costruttori di macerie sono ricchi pazienti neri ordinati idioti ma fanno quel che possono per esser soli al mondo stanno agli orli dell’uomo e lo colmano di sterco piegano fino a terra palazzi senza capo. A tutto ci si abitua ma a questi uccelli di piombo no ma non al loro odio per tutto quel che luccica non a lasciarli passare. Parlate del cielo e il cielo si vuota poco ci importa l’autunno i nostri padroni hanno pestato i piedi noi l’abbiamo dimenticato l’autunno dimenticheremo i padroni. Città secca oceano d’una goccia scampata di un unico diamante coltivato alla luce Madrid città fraterna a chi ha patito lo spaventoso bene che nega essere esempio a chi ha patito l’angoscia indispensabile perché splenda quel bene. E alla sua verità salga la bocca raro alito sorriso come rotta catena e l’uomo liberato dal suo passato assurdo levi innanzi ai fratelli un volto eguale