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Ho un violentissimo attacco di pigrizia.

Un’altra laurea: non se ne può più; e sono al verde. E fuori ci sono 4 gradi, e piove.

B. si è laureata alle nove di mattina, mezz’ora dopo era già sbronzissima. C’era il sole e un freddo che ghiacciava la saliva in bocca, e B., laureata e barcollante, girava per i banchi del mercato con attorno dieci amici. “Date, date qualcosa alla laureata! date!”: dicevano gli amici ai negozianti, urlando che sembravano più ubriachi dell’ubriaca. E in una scatola di polistirolo, raccattata tra la spazzatura, B. ha raccolto nel disordine: un pezzo di pane, un salame intero, del prosiutto marcio, un’aringa morta, qualche spicchio di limone, due carciofi e un porro, scaglie di grana, campioni di creme rassodanti, e – attenzione – una testa di gallina: il macellaio coinvolto nel delirio l’ha tagliata lì, davanti a lei, e ne ha creato una collana che B. subito ha indossato. Ed è stata il suo trofeo: una testa di gallina più che morta, spiumata, con l’occhio spento, la cresta spiegazzata. B. l’accarezzava, le parlava, le muoveva il becco facendone la voce, anche un nome ha dato alla testa orrenda che emetteva un odore acre e asprissimo (un odore che ancora dopo giorni mi sento addosso), una puzza che provocava negli ospiti al banchetto - pronti come lo sono sempre gli ospiti ai banchetti di laurea ad abbuffarsi così tanto da non dover mangiare per il resto della settimana – provocava, in questi ospiti, una serie di brividi e di sforzi di vomito che metà dei tramezzini sono rimasti sul tavolo immangiati.

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UNA QUESTIONE DI LESSICO (ovvero: e mo' che faccio? cambio nome?) Dove si scopre che il limite della propria cialtroneria è sempre un po' più in là rispetto a dove lo si sospetti. (tratto da questi commenti al blog di giuliomozzi ) (...) Brèkane. Chissà dove ha preso quel nome da cattivo di cartone animato giapponese tipo Goldrake. Posted by Raspberry at 21.07.04 01:41 Ehm, be', il nome... il cattivo di un cartone animato giapponese ancora non me l'aveva detto nessuno... comunque, brekane (o meglio "breccane") è la parola veneta per ortiche. In sè non vuol dire nulla, ma qui "andare a breccane" significa - oltre che "andare così lontano che ci sono solo le ortiche", cioè (con un'altra perfetta locuzione locale) "andare in tanta mona" - anche "divagare, uscire dal discorso". Posted by brekane at 21.07.04 08:52 Ma le brecane non sono le eriche selvatiche? Posted by Mro at 21.07.04 18:36 o
Novembre 1936 – paul éluard (traduzione: Franco Fortini) Guardateli al lavoro i costruttori di macerie sono ricchi pazienti neri ordinati idioti ma fanno quel che possono per esser soli al mondo stanno agli orli dell’uomo e lo colmano di sterco piegano fino a terra palazzi senza capo. A tutto ci si abitua ma a questi uccelli di piombo no ma non al loro odio per tutto quel che luccica non a lasciarli passare. Parlate del cielo e il cielo si vuota poco ci importa l’autunno i nostri padroni hanno pestato i piedi noi l’abbiamo dimenticato l’autunno dimenticheremo i padroni. Città secca oceano d’una goccia scampata di un unico diamante coltivato alla luce Madrid città fraterna a chi ha patito lo spaventoso bene che nega essere esempio a chi ha patito l’angoscia indispensabile perché splenda quel bene. E alla sua verità salga la bocca raro alito sorriso come rotta catena e l’uomo liberato dal suo passato assurdo levi innanzi ai fratelli un volto eguale