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Il gatto ha visto tutto, dice Giovanna infilandosi un calzino.
Chi?
Il gatto, guarda, dice, e con la punta dell'altro piede, quello nudo, mi indica sotto la madia dove brillano due occhi verdi, spalancati.

Ma ha sempre avuto gli occhi grandi così? chiedo.
No, dice lei, no, di solito li ha più socchiusi, è sempre un po' mezzo addormentato.

Il gatto ci fissa, acciambellato su uno straccio

Allora - mentre Giovanna è in bagno e mi chiede se secondo me l'abbiamo traumatizzato, e che cosa penserà di noi, se riuscirà più a dormire, come interpreterà i fatti, cosa avrà capito, cosa dobbiamo fare, perché poi queste cose rimangono impresse, invadono l'immaginario - io, accucciato accanto alla madia, lo guardo negli occhi e gli chiedo cosa ha visto. Lui dice miao, ma è come di sasso, rigido, non è il solito miao, è un miao più perplesso, un po' trattenuto. Non è quello che pensi, gli dico, probabilmente non hai gli strumenti adatti per capire che... Miao, mi interrompe lui. Capisco, ribatto, capisco che da quando sei stato operato tu non... Miao, fa lui. Ma senti, scusa, dico, quando due gatti si amano cosa... Fffffff, fa lui, fffffffffff, ma senza alzare il pelo. Vabe', dico, vabe', se non ne vuoi parlare sono fatti tuoi, ma non credere che poi ti paghiamo lo psicanali... Miao, taglia corto lui, un po' gradasso. Miao, ribadisce.

Lo lascio perdere, forse ha solo bisogno di stare solo. Rimane sotto la madia per un tempo interminato, quasi immobile. Ogni tanto lo osservo, cerco di sorridergli, ma è come se non mi vedesse. Il suo sguardo mi oltrepassa verso un punto che non c'è, perso in immaginazioni gattesche morbide e tinte di blu; talvolta strizza gli occhi, scuote la testa.

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UNA QUESTIONE DI LESSICO (ovvero: e mo' che faccio? cambio nome?) Dove si scopre che il limite della propria cialtroneria è sempre un po' più in là rispetto a dove lo si sospetti. (tratto da questi commenti al blog di giuliomozzi ) (...) Brèkane. Chissà dove ha preso quel nome da cattivo di cartone animato giapponese tipo Goldrake. Posted by Raspberry at 21.07.04 01:41 Ehm, be', il nome... il cattivo di un cartone animato giapponese ancora non me l'aveva detto nessuno... comunque, brekane (o meglio "breccane") è la parola veneta per ortiche. In sè non vuol dire nulla, ma qui "andare a breccane" significa - oltre che "andare così lontano che ci sono solo le ortiche", cioè (con un'altra perfetta locuzione locale) "andare in tanta mona" - anche "divagare, uscire dal discorso". Posted by brekane at 21.07.04 08:52 Ma le brecane non sono le eriche selvatiche? Posted by Mro at 21.07.04 18:36 o
Novembre 1936 – paul éluard (traduzione: Franco Fortini) Guardateli al lavoro i costruttori di macerie sono ricchi pazienti neri ordinati idioti ma fanno quel che possono per esser soli al mondo stanno agli orli dell’uomo e lo colmano di sterco piegano fino a terra palazzi senza capo. A tutto ci si abitua ma a questi uccelli di piombo no ma non al loro odio per tutto quel che luccica non a lasciarli passare. Parlate del cielo e il cielo si vuota poco ci importa l’autunno i nostri padroni hanno pestato i piedi noi l’abbiamo dimenticato l’autunno dimenticheremo i padroni. Città secca oceano d’una goccia scampata di un unico diamante coltivato alla luce Madrid città fraterna a chi ha patito lo spaventoso bene che nega essere esempio a chi ha patito l’angoscia indispensabile perché splenda quel bene. E alla sua verità salga la bocca raro alito sorriso come rotta catena e l’uomo liberato dal suo passato assurdo levi innanzi ai fratelli un volto eguale