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Il maldigola mi ha svegliato stanotte, o è stato l'odore del sambuco sul cavalcavia? Lo attraversavo in bicicletta, senza sapere della febbre che al mattino mi avrebbe gelato le ossa. T*, davanti al ristorante cinese, sotto le lanterne a mandarino, mi aveva spiegato come impaginare in Photoshop, ma il marsala - eh, i vini liquorosi stendono le loro dita su di te quando meno te l'aspetti - il marsala aveva conservato le mie cellule cerebrali, le aveva protette dall'abuso, proiettando, piuttosto che parole, esplosioni chimiche, asteroidi in collisione, meduse dai colori del petrolio sull'acqua. A proposito di meduse, ne avrei una imbarazzante. La scena me l'hanno raccontata, tacerò il nome dei protagonisti.


Giovanna... oddìo, ho detto Giovanna? Intendevo Y. Y ha un relatore Z che è amico di famiglia di X che tra l'altro è il ragazzo di Y. Dopo essere stata da Z, Y va da X con un sorriso. Un sorriso di quelli che dicono: io so. Un sorriso che ride dentro, e ride tanto. Così, quando X chiede a Y come è andata con Z, Y dice Oooooooooh, e poi Uuuuuuuuuuh e fa una piroetta nel cortile della facoltà, quindi strizza gli occhi e si avvicina all'orecchio di X; sussurra: la medusaaaa. X sa che Y ha in faccia un'espressione che non porterà niente di buono; è l'espressione di chi ha scoperto qualcosa con la quale ti può ricattare per il resto della vita. E allora, quando X chiede cosa, cosa c'entra la medusa, di cosa stai parlando; Y si dondola sulle punte dei piedi, con le mani dietro la schiena, e racconta: «Dopo aver parlato della tesi per un secondo, Z è stato zitto e mi ha guardato, con quell'occhio che non si capisce cosa pensa, perché è lucido e furbo. Ha accavallato le gambe, unito le punte delle dita, così, e ha borbottato "Tu lo sai che conosco X fin da piccolo... Forse non dovrei raccontarti questa storia". Ha detto, ma poi si vedeva che gli brillavano gli occhi, che non riusciva a trattenersi. "Noi andavamo sempre in vacanza assieme, sai. Quando era piccolo. X mi chiedeva sempre di leggergli dei libri. Andavamo in grecia. Sai cosa è successo una volta?" Adesso aspetta. Prima devi immaginartelo, e immaginartelo bene: un signore distinto, di settant'anni, con la barba, i capelli bianchi, vestito elegante, nel suo studio da docente universitario, dietro una scrivania piena di libri, che parla con una sua studentessa, che, per caso, è la ragazza del figlio di amici. Ci siamo? Ok, e cosa racconta? "Una volta... X era in acqua e... una medusa... l'ha punto sul pisellino..."

Hai capito? sul pisellino...»


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UNA QUESTIONE DI LESSICO (ovvero: e mo' che faccio? cambio nome?) Dove si scopre che il limite della propria cialtroneria è sempre un po' più in là rispetto a dove lo si sospetti. (tratto da questi commenti al blog di giuliomozzi ) (...) Brèkane. Chissà dove ha preso quel nome da cattivo di cartone animato giapponese tipo Goldrake. Posted by Raspberry at 21.07.04 01:41 Ehm, be', il nome... il cattivo di un cartone animato giapponese ancora non me l'aveva detto nessuno... comunque, brekane (o meglio "breccane") è la parola veneta per ortiche. In sè non vuol dire nulla, ma qui "andare a breccane" significa - oltre che "andare così lontano che ci sono solo le ortiche", cioè (con un'altra perfetta locuzione locale) "andare in tanta mona" - anche "divagare, uscire dal discorso". Posted by brekane at 21.07.04 08:52 Ma le brecane non sono le eriche selvatiche? Posted by Mro at 21.07.04 18:36 o
Novembre 1936 – paul éluard (traduzione: Franco Fortini) Guardateli al lavoro i costruttori di macerie sono ricchi pazienti neri ordinati idioti ma fanno quel che possono per esser soli al mondo stanno agli orli dell’uomo e lo colmano di sterco piegano fino a terra palazzi senza capo. A tutto ci si abitua ma a questi uccelli di piombo no ma non al loro odio per tutto quel che luccica non a lasciarli passare. Parlate del cielo e il cielo si vuota poco ci importa l’autunno i nostri padroni hanno pestato i piedi noi l’abbiamo dimenticato l’autunno dimenticheremo i padroni. Città secca oceano d’una goccia scampata di un unico diamante coltivato alla luce Madrid città fraterna a chi ha patito lo spaventoso bene che nega essere esempio a chi ha patito l’angoscia indispensabile perché splenda quel bene. E alla sua verità salga la bocca raro alito sorriso come rotta catena e l’uomo liberato dal suo passato assurdo levi innanzi ai fratelli un volto eguale