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Diventiamo competitivi quando si unisce a noi il bambino Teo. Un tipo magro, diciamo sui sette anni, con due incisivi grandi come il sudamerica. Gli diamo in mano una boccia gialla, gli facciamo vedere la linea nella sabbia dalla quale lanciare, indichiamo il boccino sommerso tra le dune. Mentre perde, gli enumeriamo i privilegi della sconfitta. Facciamo gli ottimisti, in rima: non ti preoccupare! il risultato può cambiare! vedrai! magari vincerai! Attorno, l'odore della carne alla griglia. Siamo infiltrati tra infiltrati. Abbiamo un amico che conosce un amico che conosce un amico di chi fa la festa. Infiltrati di quarto grado, quindi. Tra le sterpaglie, dietro la spiaggia libera, hanno costruito un gazebo bianco. Si sente a tratti il generatore che va e che viene. Quando va, il dj propone colonne sonore di film italiani degli anni sessanta. Cazzo, come in quelli di Alberto Sordi? Oh, be', direi di sì. E ci sono anche gli aquiloni. Due: uno vola bene, l'altro tenta inutilmente. C'è uno spilungone che lo traina di corsa, avanti e indietro sul bagnasciuga. E' uno spettacolo straziante, ricorda qualcuno strascicato per terra da un cavallo che galoppa. Il bambino Teo, intanto, ha ribaltato a sorpresa il risultato. Si esagita e cerca di animare i compagni di squadra, rotolandosi sulla sabbia: squittisce. Non dura molto. Giusto il lancio di un paio di bocce e si trova di nuovo in svantaggio. Alla fine piange.

Io l'avrei fatto vincere, siete crudeli - dico, anche se so bene che no.
Ma no - dice T* - coi bambini bisogna comportarsi normalmente.
Certo che piangere per una cosa così - dice A* - deve essere un bambino instabile.
Ci versiamo da bere.

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UNA QUESTIONE DI LESSICO (ovvero: e mo' che faccio? cambio nome?) Dove si scopre che il limite della propria cialtroneria è sempre un po' più in là rispetto a dove lo si sospetti. (tratto da questi commenti al blog di giuliomozzi ) (...) Brèkane. Chissà dove ha preso quel nome da cattivo di cartone animato giapponese tipo Goldrake. Posted by Raspberry at 21.07.04 01:41 Ehm, be', il nome... il cattivo di un cartone animato giapponese ancora non me l'aveva detto nessuno... comunque, brekane (o meglio "breccane") è la parola veneta per ortiche. In sè non vuol dire nulla, ma qui "andare a breccane" significa - oltre che "andare così lontano che ci sono solo le ortiche", cioè (con un'altra perfetta locuzione locale) "andare in tanta mona" - anche "divagare, uscire dal discorso". Posted by brekane at 21.07.04 08:52 Ma le brecane non sono le eriche selvatiche? Posted by Mro at 21.07.04 18:36 o
Novembre 1936 – paul éluard (traduzione: Franco Fortini) Guardateli al lavoro i costruttori di macerie sono ricchi pazienti neri ordinati idioti ma fanno quel che possono per esser soli al mondo stanno agli orli dell’uomo e lo colmano di sterco piegano fino a terra palazzi senza capo. A tutto ci si abitua ma a questi uccelli di piombo no ma non al loro odio per tutto quel che luccica non a lasciarli passare. Parlate del cielo e il cielo si vuota poco ci importa l’autunno i nostri padroni hanno pestato i piedi noi l’abbiamo dimenticato l’autunno dimenticheremo i padroni. Città secca oceano d’una goccia scampata di un unico diamante coltivato alla luce Madrid città fraterna a chi ha patito lo spaventoso bene che nega essere esempio a chi ha patito l’angoscia indispensabile perché splenda quel bene. E alla sua verità salga la bocca raro alito sorriso come rotta catena e l’uomo liberato dal suo passato assurdo levi innanzi ai fratelli un volto eguale