Il semaforo.
Accanto al semaforo - alla sinistra del semaforo - ci sono io. E il semaforo è rosso. Piove. Ho un ombrello. Accanto a me, alla mia sinistra, c’è una signora. Più bassa di me.
Visti da dietro, siamo perfettamente in scala. Il semaforo, io, la signora. Anche la signora ha un ombrello. Infatti, piove. Mi sembra di averlo già detto.
Suona il telefono. Rispondo. Dico:
- Pronto?
Risponde una donna:
- Pronto? Chi parla?
- No, mi scusi, chi parla?
- Ho risposto io al telefono.
- No, ho risposto io al telefono.
Silenzio (tre secondi)
- Ho risposto io al telefono. Chi parla?
- Anche io ho risposto al telefono. Ma chi è lei?
- No, chi è lei?
- Facciamo così. Lei adesso mette giù e così anch'io.
- Ma come faccio a sapere che poi lei mette giù veramente?
Silenzio (cinque secondi)
- Scusi?
- Io metto giù. Invece lei no e mi occupa il telefono.
- Perché dovrei fare una cosa del genere?
- E chi lo sa? Lei è un acher?
- Un che?
- Un acher, quelli che ti entrano nel computer. Poi si vanno a vedere i siti pedofili.
- Mi scusi, ma cosa sta dicendo?
- Lei è un acher?
- No.
- E io come faccio a saperlo?
Silenzio (dieci secondi)
- Facciamo che metto giù prima io.
- Lo sapevo che avrebbe detto così. Lei sta tentando di fregarmi.
- Non capisco.
- Lei ha portato avanti la conversazione in modo da farmi credere che è meglio per tutti e due se lei mette giù per primo, per poi fregarmi.
- Io non ho fatto niente. Ha fatto tutto lei.
- Non racconti storie, conosco i vostri trucchetti da acher.
Sbatto giù la cornetta.
La signora alla mia sinistra ha un cappotto rosso rosso. E i capelli corti, biondi, ricci. Dopo essersi affiancata a me, guarda dall’altro lato della strada. Passati un paio di secondi mi chiede se sto aspettando l’autobus. Ci metto un po’ a capire la domanda, ma le rispondo di no. Lei mi guarda strano. Dice: - Mi hanno detto che l’autobus passa ogni mezz’ora. – E io: - Ah. Interessante.
- Ma tu stai aspettando l’autobus?
- No. Vede? – le dico – Questo è un semaforo
- Io devo prendere l’autobus per Abano
- Ah, bene.
- L'autobus passa ogni mezz’ora.
- Probabile. Ma vede lì, quel cartello? Quella è una fermata dell’autobus.
Lei non muove minimamente la testa. Mi fissa.
Le dico: - Questo – indico il semaforo – è un semaforo.
- Mi hanno detto che passa ogni mezz’ora.
Riprendo la cornetta. Dico:
- Pronto?
- Vede? Vede che ho fatto bene ad aspettare? Voi acher siete così prevedibili.
It’s been a bad day, please don’t take my picture
E a me, i R.E.M., non è che piacciano un gran che…
Accanto al semaforo - alla sinistra del semaforo - ci sono io. E il semaforo è rosso. Piove. Ho un ombrello. Accanto a me, alla mia sinistra, c’è una signora. Più bassa di me.
Visti da dietro, siamo perfettamente in scala. Il semaforo, io, la signora. Anche la signora ha un ombrello. Infatti, piove. Mi sembra di averlo già detto.
Suona il telefono. Rispondo. Dico:
- Pronto?
Risponde una donna:
- Pronto? Chi parla?
- No, mi scusi, chi parla?
- Ho risposto io al telefono.
- No, ho risposto io al telefono.
Silenzio (tre secondi)
- Ho risposto io al telefono. Chi parla?
- Anche io ho risposto al telefono. Ma chi è lei?
- No, chi è lei?
- Facciamo così. Lei adesso mette giù e così anch'io.
- Ma come faccio a sapere che poi lei mette giù veramente?
Silenzio (cinque secondi)
- Scusi?
- Io metto giù. Invece lei no e mi occupa il telefono.
- Perché dovrei fare una cosa del genere?
- E chi lo sa? Lei è un acher?
- Un che?
- Un acher, quelli che ti entrano nel computer. Poi si vanno a vedere i siti pedofili.
- Mi scusi, ma cosa sta dicendo?
- Lei è un acher?
- No.
- E io come faccio a saperlo?
Silenzio (dieci secondi)
- Facciamo che metto giù prima io.
- Lo sapevo che avrebbe detto così. Lei sta tentando di fregarmi.
- Non capisco.
- Lei ha portato avanti la conversazione in modo da farmi credere che è meglio per tutti e due se lei mette giù per primo, per poi fregarmi.
- Io non ho fatto niente. Ha fatto tutto lei.
- Non racconti storie, conosco i vostri trucchetti da acher.
Sbatto giù la cornetta.
La signora alla mia sinistra ha un cappotto rosso rosso. E i capelli corti, biondi, ricci. Dopo essersi affiancata a me, guarda dall’altro lato della strada. Passati un paio di secondi mi chiede se sto aspettando l’autobus. Ci metto un po’ a capire la domanda, ma le rispondo di no. Lei mi guarda strano. Dice: - Mi hanno detto che l’autobus passa ogni mezz’ora. – E io: - Ah. Interessante.
- Ma tu stai aspettando l’autobus?
- No. Vede? – le dico – Questo è un semaforo
- Io devo prendere l’autobus per Abano
- Ah, bene.
- L'autobus passa ogni mezz’ora.
- Probabile. Ma vede lì, quel cartello? Quella è una fermata dell’autobus.
Lei non muove minimamente la testa. Mi fissa.
Le dico: - Questo – indico il semaforo – è un semaforo.
- Mi hanno detto che passa ogni mezz’ora.
Riprendo la cornetta. Dico:
- Pronto?
- Vede? Vede che ho fatto bene ad aspettare? Voi acher siete così prevedibili.
It’s been a bad day, please don’t take my picture
E a me, i R.E.M., non è che piacciano un gran che…