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Quando ho detto a P. che mia sorella era incinta - sarà stato giugno, forse luglio - lui mi ha guardato come se fossi un deficiente, con le palpebre mezzo abbassate e un angolo della bocca (il sinistro) tirato indietro. Embé, mi ha detto, E allora? E’ di moda, mi ha detto. Non lo vedi che lo fanno tutti?

Nell’appartamento di sopra hanno iniziato i lavori di restauro, io c’ho già le balle girate.

Da due settimane sento l’esigenza di comprare delle schede. Schede di cartone 10X15, dove prendere appunti. La cartoleria in cui entro espone in vetrina un enorme tricolore afflosciato. Sul tricolore, un nastro nero di stoffa appoggiato a caso. Mi infilo tra i quaderni, e, mentre cerco (inutilmente) le schede che piacciono a me, mi scopro a canticchiare You make me feel like a natural woman.
Il che mi rende piuttosto perplesso, perché non mi sento proprio natural woman.

Soprattutto natural, a dirla tutta.

Sarà che ci sto più attento, ma, mentre canticchio, mi accorgo di essere circondato da carrozzine. Marmocchi dappertutto. Ovunque marmocchi. Tra i quaderni, abbandonati sulla cassa. Appesi al soffitto. Marmocchi che volteggiano sui lampadari. Allora esco dalla cartoleria e ci sono marmocchi anche lì. Milioni di marmocchi portati a passeggio da milioni di genitori sorridenti. Non so.

Io a vedere tutti questi nani da passeggio - lo so che non dovrei dirlo - ma la prima cosa che penso è: chissà che stronzi che diventeranno questi qui da grandi.
Più ne vedo, più mi sento minacciato.

Allora. Perché io esca da questo stato di odio in cui mi trovo, immagino dovrà accadere uno o più di questi avvenimenti:

1) finisco la tesi;
2) mi trovo una morosa;
3) D’Alema la smette di dirsi di sinistra. Perchè non lo è. Non è di sinistra. (La cosa - se qualcuno aveva dei dubbi - si è resa evidente lunedì sera a Otto e mezzo.)

Visto che la probabilita che uno qualsiasi di questi fatti accada è molto vicina allo zero, io consiglio a tutti di starmi a distanza di sicurezza, perché recentemente ho scoperto di provare soddisfazione solo morsicando la gente.

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Novembre 1936 – paul éluard (traduzione: Franco Fortini) Guardateli al lavoro i costruttori di macerie sono ricchi pazienti neri ordinati idioti ma fanno quel che possono per esser soli al mondo stanno agli orli dell’uomo e lo colmano di sterco piegano fino a terra palazzi senza capo. A tutto ci si abitua ma a questi uccelli di piombo no ma non al loro odio per tutto quel che luccica non a lasciarli passare. Parlate del cielo e il cielo si vuota poco ci importa l’autunno i nostri padroni hanno pestato i piedi noi l’abbiamo dimenticato l’autunno dimenticheremo i padroni. Città secca oceano d’una goccia scampata di un unico diamante coltivato alla luce Madrid città fraterna a chi ha patito lo spaventoso bene che nega essere esempio a chi ha patito l’angoscia indispensabile perché splenda quel bene. E alla sua verità salga la bocca raro alito sorriso come rotta catena e l’uomo liberato dal suo passato assurdo levi innanzi ai fratelli un volto eguale