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[14.11]
Fai conto di salire in treno. Entri nello scompartimento, dove c'è un uomo che legge. E' seduto nel verso contrario all'andamento del treno. Lo saluti. Non appena ti siedi, lui ti mostra il suo libro. Ti dice "Leggi qui". E' un brano di Nietzsche. Aurora. Lo leggi. "Non ti sembra", dice, "che sia un invito alla menzogna?". E ti coinvolge in una discussione sull'uso più o meno legittimo, in politica, dell'ipocrisia. Tu lo incalzi, poi ti stufi. Fai finta di addormentarti. Lui ti scuote una spalla: "Ehi", dice, "Leggi qua!" Ti passa di nuovo il libro, un brano diverso; quando hai finito riprende la discussione. Arrivi. Poco prima che il treno si fermi, ti dice: "Sei un ragazzo intelligente, hai argomentato bene". Ti stringe la mano: "Mi è piaciuto parlare con te. Per caso ti interessi di astronomia?". Dici di no. "Non ti interessi di stelle, movimenti astrali, pianeti?" Rispondi di no. "Ma lo sai che nessuno scienziato è in grado di spiegare le fasi lunari?" Rispondi che non lo sapevi. "Nessuno sa spiegare le fasi lunari, e sai perchè? Perchè è dio, con le sue mani, che ogni notte, sposta la luna" Lo guardi. "Lo so, queste cose non si possono dire: è una conoscenza pericolosa, ma nessuno scienziato sa spiegare le fasi lunari, pensaci". E fa un gesto così: alza le mani all'altezza della testa e le tiene come se afferrasse due arance, ruota i polsi in modo che i palmi si specchino - poi li ruota di nuovo verso di te; contemporaneamente muove le braccia come a simulare un'orbita. "Vedi? E' dio, che muove con le sue mani la terra e la luna. E' una conoscienza pericolosa, stai attento!" Intanto il treno è fermo, e tu scendi, mentre lui dal finestrino gira ancora i polsi e le braccia, sgranando gli occhi.

[Questa storia mi è stata raccontata da Alberto, l'altra sera, in piazza, davanti ad uno spriz comprato dai soliti cinesi]
[14.28]

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UNA QUESTIONE DI LESSICO (ovvero: e mo' che faccio? cambio nome?) Dove si scopre che il limite della propria cialtroneria è sempre un po' più in là rispetto a dove lo si sospetti. (tratto da questi commenti al blog di giuliomozzi ) (...) Brèkane. Chissà dove ha preso quel nome da cattivo di cartone animato giapponese tipo Goldrake. Posted by Raspberry at 21.07.04 01:41 Ehm, be', il nome... il cattivo di un cartone animato giapponese ancora non me l'aveva detto nessuno... comunque, brekane (o meglio "breccane") è la parola veneta per ortiche. In sè non vuol dire nulla, ma qui "andare a breccane" significa - oltre che "andare così lontano che ci sono solo le ortiche", cioè (con un'altra perfetta locuzione locale) "andare in tanta mona" - anche "divagare, uscire dal discorso". Posted by brekane at 21.07.04 08:52 Ma le brecane non sono le eriche selvatiche? Posted by Mro at 21.07.04 18:36 o
Novembre 1936 – paul éluard (traduzione: Franco Fortini) Guardateli al lavoro i costruttori di macerie sono ricchi pazienti neri ordinati idioti ma fanno quel che possono per esser soli al mondo stanno agli orli dell’uomo e lo colmano di sterco piegano fino a terra palazzi senza capo. A tutto ci si abitua ma a questi uccelli di piombo no ma non al loro odio per tutto quel che luccica non a lasciarli passare. Parlate del cielo e il cielo si vuota poco ci importa l’autunno i nostri padroni hanno pestato i piedi noi l’abbiamo dimenticato l’autunno dimenticheremo i padroni. Città secca oceano d’una goccia scampata di un unico diamante coltivato alla luce Madrid città fraterna a chi ha patito lo spaventoso bene che nega essere esempio a chi ha patito l’angoscia indispensabile perché splenda quel bene. E alla sua verità salga la bocca raro alito sorriso come rotta catena e l’uomo liberato dal suo passato assurdo levi innanzi ai fratelli un volto eguale