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stai dormendo... non proprio dormendo... sei abbastanza cosciente da riconoscere tua madre nella stanza... no, non stai sognando... è pomeriggio... camera tua collega il corridoio alla cucina... certe volte per fare più in fretta la gente (diciamola tutta: tua madre, tua sorella, altri familiari) passa da te... fanno finta di camminare di là per caso... fanno finta di cercare libri... di doverti chiedere qualcosa... di avere cose da dirti... tua madre ti dice, mentre sei disteso a letto, pancia sul materasso, bavetta inconsapevole, mandibola bloccata dalla posizione più scomoda che tu potessi trovare, ti dice... "ah volevo dirti, lo sai? la moglie di Thorn è ricomparsa a Portofino..." ti dice mentre passa da corridoio a cucina... "ah, bene" ...

poi nel pomeriggio, si aggira per il corridoio, mentre tu al computer schedi libri... "ma che fai?"... "vado in bagno"... "è l'ottava volta..."... " controllo la tavoletta del cesso..."

ora: molti saranno contenti di sapere che avete cambiato la tavoletta del cesso... quella vecchia, in plastica, quando ti ci sedevi sopra, se non mantenevi un equilibrio studiato, rischiavi si scardinasse... se non cadevi a terra, potevi incastrarti nella tazza del water... c'è stata gente incastrata per ore, nel tuo bagno... quasi si doveva chiamare il carro attrezzi...

"cos'è che fai?"... "controllo la tavoletta..."..."scusa?"... "è bella... non è bella?"..."la tavoletta del cesso? be' è una normale tavoletta"..."no, è più bella delle altre, non vedi? è bellissima"...

ti senti minacciato.

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UNA QUESTIONE DI LESSICO (ovvero: e mo' che faccio? cambio nome?) Dove si scopre che il limite della propria cialtroneria è sempre un po' più in là rispetto a dove lo si sospetti. (tratto da questi commenti al blog di giuliomozzi ) (...) Brèkane. Chissà dove ha preso quel nome da cattivo di cartone animato giapponese tipo Goldrake. Posted by Raspberry at 21.07.04 01:41 Ehm, be', il nome... il cattivo di un cartone animato giapponese ancora non me l'aveva detto nessuno... comunque, brekane (o meglio "breccane") è la parola veneta per ortiche. In sè non vuol dire nulla, ma qui "andare a breccane" significa - oltre che "andare così lontano che ci sono solo le ortiche", cioè (con un'altra perfetta locuzione locale) "andare in tanta mona" - anche "divagare, uscire dal discorso". Posted by brekane at 21.07.04 08:52 Ma le brecane non sono le eriche selvatiche? Posted by Mro at 21.07.04 18:36 o
Novembre 1936 – paul éluard (traduzione: Franco Fortini) Guardateli al lavoro i costruttori di macerie sono ricchi pazienti neri ordinati idioti ma fanno quel che possono per esser soli al mondo stanno agli orli dell’uomo e lo colmano di sterco piegano fino a terra palazzi senza capo. A tutto ci si abitua ma a questi uccelli di piombo no ma non al loro odio per tutto quel che luccica non a lasciarli passare. Parlate del cielo e il cielo si vuota poco ci importa l’autunno i nostri padroni hanno pestato i piedi noi l’abbiamo dimenticato l’autunno dimenticheremo i padroni. Città secca oceano d’una goccia scampata di un unico diamante coltivato alla luce Madrid città fraterna a chi ha patito lo spaventoso bene che nega essere esempio a chi ha patito l’angoscia indispensabile perché splenda quel bene. E alla sua verità salga la bocca raro alito sorriso come rotta catena e l’uomo liberato dal suo passato assurdo levi innanzi ai fratelli un volto eguale