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Riesci a resistere al feticismo delle merci giusto perché non devi fare la spesa tutti i giorni. Lasciato a te stesso ti fai catturare da ogni riflesso di novità, ti lasci abbindolare dai luccichii dei supermercati. La scusa ufficiale è che pensi di fare una colazione abbondante, risparmiando sulla spesa del pranzo. Ma se hai comprato un prodotto stronzo come gli Special K ai frutti gialli è solo perché ti ha conquistato con le sue promesse, ti ha fregato con la confezione bianca, graficamente inappuntabile: ai frutti gialli, poi. Può esistere qualcosa di più stronzo? (e non importa che mi rispondi di sì, lo so benissimo che esiste, ma insomma: cereali ai frutti gialli! ti rendi conto? Sono quei prodotti che vengono pubblicizzati alle due del pomeriggio da donne quarantenni che sembrano che ne abbiano ventidue e che ti spiegano che sono così perché mangiano cereali sani tutti i giorni - sottointendendo che per questo riescono ad andare al cesso regolarmente. Ti rendi conto?)

Vince il marketing… La ruota non si arresta.
Anche tu lo sapevi, luce-in-tenebra.*

Coi sacchetti attaccati al manubrio della bici, contromano perché le strade sono chiuse dai lavori del tram, pardon del metrobus, mentre leggi un sms al cellulare, sbandando sull’acciottolato, scorgi, sotto i portici, la ragazza del cinema. E’ con un’amica, sta camminando. Puoi:
a. fermarti per salutarla
b. tornare a casa a mettere nel frigo il burro e i surgelati
c. seguirla, superarla, sperando che ti veda lei

La segui, ti prepari una storia nel caso ti fermi (sì, sto andando in libreria a prendere un libro per la tesi), organizzi l’espressione di sorpresa giusta, nonché la solita battuta di dialogo con risata imbarazzata e isterica (Ma pensa! Non ci vediamo mai, adesso ci vediamo sempre! hahaha).
Ma proprio quando stai per partire - deciso, decisissimo - in bicicletta, ti ferma un tipo che non conosci, e che dice di abitare nel tuo stesso condominio in montagna: “Be’ ci vedremo!” ti fa, dopo dieci minuti di delirio, “Andremo a sciare insieme!” “Io non scio” gli dici “Mi fa paura” E lui ti guarda. Male. Poi, attraverso il sacchetto della spesa, vede gli Special K ai frutti gialli e sembra aver capito tutto.

(intanto lei ha proseguito è andata avanti verso la feltrinelli non puoi più superarla puoi solo entrare fare finta di avere qualcosa da guardare in effetti avresti un paio di libri che sfogli regolarmente che leggi a puntate e a scrocco potresti andare lì fare finta di niente poi mentre leggi sentiresti la sua voce Ale! ma che strano! Non ci vediamo mai adesso ci vediamo sempre! hahaha mi hai rubato la battuta…hahaha e poi scappare via via via via via via il più lontano possibilie da qui e lo fai: appena entrato la punti con gli occhi vedi dove si ferma e con un passo marziale senza guardare in faccia nessuno con l’aria di chi sa esattamente cosa vuole avanzi, la superi arrivi allo scaffale di storia delle religioni sfogli un libro, aspetti

aspetti
aspetti

niente. Allora, torni indietro. La rivedi di spalle. La superi. Ti fermi per qualche secondo nella stessa sala, ma ti sembra di essere troppo scoperto. Decidi di andartene. Esci. Ci pensi. Il burro si sta squagliando. Rientri. Camminata marziale. Espressione decisa. La superi. Scaffale di psicologia. Sfogli. Aspetti. Torni indietro. Ingresso. Pensi. Pensi ai surgelati. Pensi cosa fare. Non vuoi dargliela vinta. Affanculo i sofficini. Le ripassi davanti. Non ti vede. Scaffale di antropologia.
Avanti/indietro per due tre volte. Poi prendi un libro nella stessa sua sala, le dai le spalle. E Leggi. Leggi. Ma il libro ti piace e ti dimentichi. Quando ti riprendi lei non c’è già più.)

*Montale. Easbourne, più o meno.

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UNA QUESTIONE DI LESSICO (ovvero: e mo' che faccio? cambio nome?) Dove si scopre che il limite della propria cialtroneria è sempre un po' più in là rispetto a dove lo si sospetti. (tratto da questi commenti al blog di giuliomozzi ) (...) Brèkane. Chissà dove ha preso quel nome da cattivo di cartone animato giapponese tipo Goldrake. Posted by Raspberry at 21.07.04 01:41 Ehm, be', il nome... il cattivo di un cartone animato giapponese ancora non me l'aveva detto nessuno... comunque, brekane (o meglio "breccane") è la parola veneta per ortiche. In sè non vuol dire nulla, ma qui "andare a breccane" significa - oltre che "andare così lontano che ci sono solo le ortiche", cioè (con un'altra perfetta locuzione locale) "andare in tanta mona" - anche "divagare, uscire dal discorso". Posted by brekane at 21.07.04 08:52 Ma le brecane non sono le eriche selvatiche? Posted by Mro at 21.07.04 18:36 o
Novembre 1936 – paul éluard (traduzione: Franco Fortini) Guardateli al lavoro i costruttori di macerie sono ricchi pazienti neri ordinati idioti ma fanno quel che possono per esser soli al mondo stanno agli orli dell’uomo e lo colmano di sterco piegano fino a terra palazzi senza capo. A tutto ci si abitua ma a questi uccelli di piombo no ma non al loro odio per tutto quel che luccica non a lasciarli passare. Parlate del cielo e il cielo si vuota poco ci importa l’autunno i nostri padroni hanno pestato i piedi noi l’abbiamo dimenticato l’autunno dimenticheremo i padroni. Città secca oceano d’una goccia scampata di un unico diamante coltivato alla luce Madrid città fraterna a chi ha patito lo spaventoso bene che nega essere esempio a chi ha patito l’angoscia indispensabile perché splenda quel bene. E alla sua verità salga la bocca raro alito sorriso come rotta catena e l’uomo liberato dal suo passato assurdo levi innanzi ai fratelli un volto eguale