Interviste inutili 1
Emanuele formula questo genere di pensieri: “La teoria linguistica che stiamo studiando postula i limiti della comunicazione, dovuti a fatti semantici individuali e a problemi di contesto. Se io e te stiamo parlando - se tu sei il ricevente, io l’emittente di un messaggio - tu capirai solo una percentuale di quello che io voglio dirti. Questa percentuale può tendere a zero o a cento, ma non potrà mai essere esattamente zero o esattamente cento. Adesso: mettiamo che io stia parlando da solo. Diciamo che pensare è un modo tutto particolare di parlare da soli. In questi casi l’emittente e il ricevente sono la stessa cosa. Allora vuol dire che quando pensiamo non ci capiamo mai del tutto, no? Vuol dire che qualcosa di quello che diciamo a noi stessi ci sfugge sempre…”
“E’ per questo che ci sono gli psichiatri”, commenta la professoressa, “Forse non faresti male ad incontrarne uno…”- questo non lo dice, ma dallo sguardo è chiarissimo che lo pensa.
Emanuele, perché sul tuo astuccio hai scritto “18” cinque volte? Eri contento di essere diventato maggiorenne?
Ride: “Non l’ho scritto io. E’ stato un mio compagno di liceo. Si vantava delle proprie dimensioni.”
Sul tuo astuccio?
“Sul mio astuccio.”
Emanuele formula questo genere di pensieri: “La teoria linguistica che stiamo studiando postula i limiti della comunicazione, dovuti a fatti semantici individuali e a problemi di contesto. Se io e te stiamo parlando - se tu sei il ricevente, io l’emittente di un messaggio - tu capirai solo una percentuale di quello che io voglio dirti. Questa percentuale può tendere a zero o a cento, ma non potrà mai essere esattamente zero o esattamente cento. Adesso: mettiamo che io stia parlando da solo. Diciamo che pensare è un modo tutto particolare di parlare da soli. In questi casi l’emittente e il ricevente sono la stessa cosa. Allora vuol dire che quando pensiamo non ci capiamo mai del tutto, no? Vuol dire che qualcosa di quello che diciamo a noi stessi ci sfugge sempre…”
“E’ per questo che ci sono gli psichiatri”, commenta la professoressa, “Forse non faresti male ad incontrarne uno…”- questo non lo dice, ma dallo sguardo è chiarissimo che lo pensa.
Emanuele, perché sul tuo astuccio hai scritto “18” cinque volte? Eri contento di essere diventato maggiorenne?
Ride: “Non l’ho scritto io. E’ stato un mio compagno di liceo. Si vantava delle proprie dimensioni.”
Sul tuo astuccio?
“Sul mio astuccio.”