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Sciopero

La manifestazione, oggi a Padova, è stata bella. C'era tantissima gente, da tutto il Veneto. Gli organizzatori hanno detto che eravamo in 80.000, forse eravamo un po' meno: ma eravamo tanti. Se penso che ci sono state manifestazioni simili in tutta Italia, mi viene la pelle d'oca. Piazza Insurrezione, di solito un parcheggio, era piena di bandiere. Così piena che anche da due metri non si riusciva a vedere il palco. Ho sentito più di una persona dire che s'era commossa. Io... io sono stato bene. Ho passeggiato con la bici tra i giocolieri, passando attraverso gruppi diversissimi di sbandieratori e liceali scalmanati che pogavano. C'era anche la Liga Veneta, saranno stati in dieci, un po' isolati ma nessuno gli diceva nulla. Sarò scemo, ma c'erano striscioni commoventi. C'erano cinque ragazzi solitari che giravano in fila con un drappo giallo su cui c'era scritto: Facoltà di Matematica. Che dire? c'era anche la facoltà di matematica! Che altro si può volere?

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UNA QUESTIONE DI LESSICO (ovvero: e mo' che faccio? cambio nome?) Dove si scopre che il limite della propria cialtroneria è sempre un po' più in là rispetto a dove lo si sospetti. (tratto da questi commenti al blog di giuliomozzi ) (...) Brèkane. Chissà dove ha preso quel nome da cattivo di cartone animato giapponese tipo Goldrake. Posted by Raspberry at 21.07.04 01:41 Ehm, be', il nome... il cattivo di un cartone animato giapponese ancora non me l'aveva detto nessuno... comunque, brekane (o meglio "breccane") è la parola veneta per ortiche. In sè non vuol dire nulla, ma qui "andare a breccane" significa - oltre che "andare così lontano che ci sono solo le ortiche", cioè (con un'altra perfetta locuzione locale) "andare in tanta mona" - anche "divagare, uscire dal discorso". Posted by brekane at 21.07.04 08:52 Ma le brecane non sono le eriche selvatiche? Posted by Mro at 21.07.04 18:36 o
Novembre 1936 – paul éluard (traduzione: Franco Fortini) Guardateli al lavoro i costruttori di macerie sono ricchi pazienti neri ordinati idioti ma fanno quel che possono per esser soli al mondo stanno agli orli dell’uomo e lo colmano di sterco piegano fino a terra palazzi senza capo. A tutto ci si abitua ma a questi uccelli di piombo no ma non al loro odio per tutto quel che luccica non a lasciarli passare. Parlate del cielo e il cielo si vuota poco ci importa l’autunno i nostri padroni hanno pestato i piedi noi l’abbiamo dimenticato l’autunno dimenticheremo i padroni. Città secca oceano d’una goccia scampata di un unico diamante coltivato alla luce Madrid città fraterna a chi ha patito lo spaventoso bene che nega essere esempio a chi ha patito l’angoscia indispensabile perché splenda quel bene. E alla sua verità salga la bocca raro alito sorriso come rotta catena e l’uomo liberato dal suo passato assurdo levi innanzi ai fratelli un volto eguale