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Il termometro della banca segna 36 gradi. Se sale ancora la temperatura, come hanno pronosticato, andremo tutti in giro in uno stato perenne di febbre.
Potrebbe essere interessante.

Il matto di filosofia, quello con la barba e il faldone pieno di carte sotto il braccio, quello che se ti becca a parlare non ti molla più con i suoi deliqui sconnessi sulla filosofia di Hegel e della vita di Hegel e di quando ha conosciuto Hegel neanche fosse il Numero Uno di Alan Ford, il matto di filosofia mi vede passare in bicicletta e mi saluta con la mano destra (perché la sinistra è occupata dal faldone grigio enorme) e mentre gli passo davanti, con una voce flebile, chiudendo e aprendo ancora la mano destra, mi guarda e mi dice: “Sono trentaquattro gradi…”
“Eh anche di più!”, gli dico senza fermarmi…

Mi chiedo quanto manchi a quando anche io vedro' e parlero' coi miei scrittori.
- Ma cazzo: hai finito tutte le birre? Le ho appena comprate, Ray. Mi avevi detto che ne eri uscito…
- Preferirei di no, Hermann. La pesca non fa per me.
- Fedor, smettila con questi attacchi epilettici! L’ho notato, sai, che ti vengono solo quando dico che L’Idiota non l’ho finito di leggere.

E via e via dicendo…

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UNA QUESTIONE DI LESSICO (ovvero: e mo' che faccio? cambio nome?) Dove si scopre che il limite della propria cialtroneria è sempre un po' più in là rispetto a dove lo si sospetti. (tratto da questi commenti al blog di giuliomozzi ) (...) Brèkane. Chissà dove ha preso quel nome da cattivo di cartone animato giapponese tipo Goldrake. Posted by Raspberry at 21.07.04 01:41 Ehm, be', il nome... il cattivo di un cartone animato giapponese ancora non me l'aveva detto nessuno... comunque, brekane (o meglio "breccane") è la parola veneta per ortiche. In sè non vuol dire nulla, ma qui "andare a breccane" significa - oltre che "andare così lontano che ci sono solo le ortiche", cioè (con un'altra perfetta locuzione locale) "andare in tanta mona" - anche "divagare, uscire dal discorso". Posted by brekane at 21.07.04 08:52 Ma le brecane non sono le eriche selvatiche? Posted by Mro at 21.07.04 18:36 o
Novembre 1936 – paul éluard (traduzione: Franco Fortini) Guardateli al lavoro i costruttori di macerie sono ricchi pazienti neri ordinati idioti ma fanno quel che possono per esser soli al mondo stanno agli orli dell’uomo e lo colmano di sterco piegano fino a terra palazzi senza capo. A tutto ci si abitua ma a questi uccelli di piombo no ma non al loro odio per tutto quel che luccica non a lasciarli passare. Parlate del cielo e il cielo si vuota poco ci importa l’autunno i nostri padroni hanno pestato i piedi noi l’abbiamo dimenticato l’autunno dimenticheremo i padroni. Città secca oceano d’una goccia scampata di un unico diamante coltivato alla luce Madrid città fraterna a chi ha patito lo spaventoso bene che nega essere esempio a chi ha patito l’angoscia indispensabile perché splenda quel bene. E alla sua verità salga la bocca raro alito sorriso come rotta catena e l’uomo liberato dal suo passato assurdo levi innanzi ai fratelli un volto eguale