Torno a casa verso mezzanotte e mentre torno a casa incrocio un ragazzo con un braccio ingessato e poco dopo una ragazza vestita di bianco che cammina zoppicando e si aiuta con una stampella blu e quando arrivo a casa apro la porta e penso a quanti infortunati ho incontrato oggi, un numero impreciso ed enorme di infortunati di tutti i tipi, uno senza un braccio, uno senza denti, tre in sedia a rotelle, penso a tutti gli infortuanti che ho visto oggi e apro la porta e trovo mia madre con un fazzoletto sul naso e chiedo Che è successo.
“Che è successo”, chiedo. “Mi sono rotta il naso” “Ti sei rotta il naso?” “Sono caduta per le scale.” “Ma fa male?” “Be’, non fa bene certo.” “Come sei caduta?” “Avevo un sacco di libri in mano, sono caduta salendo le scale e mi sono rotta il naso.” “E papà? Che ha detto papà?” “Diocà, ha detto.” “Come?”
“Gli ho detto: mi sono rotta il naso. Diocà, mi ha risposto.”
“Che è successo”, chiedo. “Mi sono rotta il naso” “Ti sei rotta il naso?” “Sono caduta per le scale.” “Ma fa male?” “Be’, non fa bene certo.” “Come sei caduta?” “Avevo un sacco di libri in mano, sono caduta salendo le scale e mi sono rotta il naso.” “E papà? Che ha detto papà?” “Diocà, ha detto.” “Come?”
“Gli ho detto: mi sono rotta il naso. Diocà, mi ha risposto.”