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Ma le strade di sera cambiano planimetria. Si arricciano a spirale, come minimo si intorcolano. Se di giorno una strada dritta ti porta da A a B, la stessa strada verso sera ti conduce da A ad A e poi a Q, forse a K, passando per il mare, i campi di granturco e uno stadio da baseball. Di B neanche l’ombra.
E’ così che ci si perde, mica per altro.

Il sole, alle otto e un quarto, è un filo più alto dei palazzi; è arancione: sembra la luce di mezzo di un semaforo. Attenzione, sembra dire.
Attenzione a chi? eh? Attenzione… ma senti questo. Attenzione lo vai a dire a tua sorella.

C’è lo spettacolo stasera e ci tengo. Parto un’ora e un quarto prima che inizi per arrivare presto e trovare posto. La strada la conosco PERFETTAMENTE. E’ dritta: va diretta da A a B. E infatti, dopo venti minuti di pedalate, arrivo a C. Allora rivedo mentalmente il tragitto. Decido che dovevo curvare prima. Torno indietro, curvo. Passo semafori, cunette, scritte fasciste sui muri. Arrivo a un bivio e, dopo averci pensato un po’, giro a sinistra. Incrocio case immense, stradine che curvano e ricurvano, ville con campi da calcetto e filo spinato sui cancelli. Mais ovunque. Un ristorante eritreo nel nulla. E alla fine mi rendo conto di essere tornato a C. Così, sudato, incarognito, affaticato, nonché disidratato, torno indietro, immaginandomi già la solita figura di merda.

Mancavaaaaaaaa… poco.

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UNA QUESTIONE DI LESSICO (ovvero: e mo' che faccio? cambio nome?) Dove si scopre che il limite della propria cialtroneria è sempre un po' più in là rispetto a dove lo si sospetti. (tratto da questi commenti al blog di giuliomozzi ) (...) Brèkane. Chissà dove ha preso quel nome da cattivo di cartone animato giapponese tipo Goldrake. Posted by Raspberry at 21.07.04 01:41 Ehm, be', il nome... il cattivo di un cartone animato giapponese ancora non me l'aveva detto nessuno... comunque, brekane (o meglio "breccane") è la parola veneta per ortiche. In sè non vuol dire nulla, ma qui "andare a breccane" significa - oltre che "andare così lontano che ci sono solo le ortiche", cioè (con un'altra perfetta locuzione locale) "andare in tanta mona" - anche "divagare, uscire dal discorso". Posted by brekane at 21.07.04 08:52 Ma le brecane non sono le eriche selvatiche? Posted by Mro at 21.07.04 18:36 o
Novembre 1936 – paul éluard (traduzione: Franco Fortini) Guardateli al lavoro i costruttori di macerie sono ricchi pazienti neri ordinati idioti ma fanno quel che possono per esser soli al mondo stanno agli orli dell’uomo e lo colmano di sterco piegano fino a terra palazzi senza capo. A tutto ci si abitua ma a questi uccelli di piombo no ma non al loro odio per tutto quel che luccica non a lasciarli passare. Parlate del cielo e il cielo si vuota poco ci importa l’autunno i nostri padroni hanno pestato i piedi noi l’abbiamo dimenticato l’autunno dimenticheremo i padroni. Città secca oceano d’una goccia scampata di un unico diamante coltivato alla luce Madrid città fraterna a chi ha patito lo spaventoso bene che nega essere esempio a chi ha patito l’angoscia indispensabile perché splenda quel bene. E alla sua verità salga la bocca raro alito sorriso come rotta catena e l’uomo liberato dal suo passato assurdo levi innanzi ai fratelli un volto eguale